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«Vieni qua... menala qua che la vegga... diceva il pievano a Rocco fategli largo..... Eh? di queste ne ho a sentire nella mia pieve? E levando il bastone sopra la fanciulla, che veniva innanzi trascinata dal padre; ma se l'ho detto, continuava, è malefiziata! non la vedete com'è stravolta? Va, tienila chiusa, mettile in bocca una foglia d'olivo benedetto, falle bere un sorso d'acqua santa; domani la condurrai in chiesa, faremo l'esorcismo; e se il diavolo non le uscir

In segno che ho giurato il vero, fategli fischiar le fruste sugli orecchi. E cani e pedoni e cavalli pestavano i fusti del grano, sicché la campagna tutta era un polverio.

«Sta bene! Voi sarete scritto tra i nostri chirurghi, e darò ordine che vi si provegga di un foglio di libero passo, in mezzo a noi. Cittadino capitano, fategli gli onori del nostro campo; domani potr

Pur ch'io senta il mio cor, fategli intorno Di spine una corona e pur ch'io viva Mi basta il breve luccicar d'un giorno Di grande incendio scintilluzza viva. Come il Tempo si uccida ah non mel' chiedere, azzimato garzon, ch'io questo solo conosco che la vita è un fil brevissimo d'erba o più breve tra due fili un volo.

Voi sapete di che cosa è capace quell'uomo. osservò lo speziale. Don Luigi disse soltanto: Fategli sapere che non lo temiamo. Egli non può farci altro male che quello che il Signore permetter

Eh! bisogna vederlo quel giovine, certodisse la zia; «bisogna vedere ciò che può dire a favor suo; fategli dire che vengaEmilia osava credere appena a' propri orecchi. «No, no, restate, gli scriverò io stessaaggiunse la zia; e chiese carta e calamaio.

, vado! ringhiò, stringendo i pugni, quell'altro. Il Giuliani, per farla finita, lo condusse sull'uscio dell'anticamera. Gabrina, gridò egli, che non sapeva piegar la lingua al nome di Rosa, Gabrina, fategli lume! Non occorre, signor Giuliani, non occorre; disse il Bello, col medesimo accento di prima. Ella me l'ha fatta da galeotto. A marinaro, Garasso; da galeotto a marinaro; non vi lagnate.

Messere, balbettò egli, con voce piagnolosa, chiudetemi in una prigione per tutta la vita, vi supplico... No, rispose il Picchiasodo, mi faresti scoppiar la prigione dalla vergogna. Va via! Fategli largo, voi altri! E tu, piglialo, da bravo! Ammazza! ammazza! gridarono in coro i soldati, vedendo il Sangonetto che batteva il tacco verso la china.

Luisa non aveva osato inacerbire la esaltazione di Giacomo con parole di contrasto, e di rampogna. Ora vedendo come gli s'infiochisse la voce, e quasi gli diventasse piangente, O figli... abbracciatelo... fategli sentire s'egli è vostro padre, disse affannosa accennando ai fanciulli...

SANTINA. Che dici, Nepita? non l'hai inteso con le tue orecchie? comporterò io d'esser cosí mal maritata? Non la passerá certo senza vendetta: io vo' aventarmegli adosso come una cagna. NEPITA. Or questo no, padrona: fategli ogni altro dispiacere e lasciate questo. SANTINA. Vo' cavargli gli occhi e troncargli il naso con i denti.