United States or Canada ? Vote for the TOP Country of the Week !


In segno che ho giurato il vero, fategli fischiar le fruste sugli orecchi. E cani e pedoni e cavalli pestavano i fusti del grano, sicché la campagna tutta era un polverio.

Di quando in quando un'apertura che mette ad un cortile, o dirò meglio recinto, in cui sono una, due, tre o più capanne o semplici tettoie rozzamente costrutte con paglia o fusti secchi di dura.

È un'infinita "Catena!... Tutto muore!... E nel Crëato "Freme eterna la vita!..." Tacque e passò. Cadean le foglie a mille Giallastre e secche; e dietro i tenui fusti Biancheggiavan le mura delle ville; E gli sfrondati arbusti Parevan membra di bimbi malati Usciti da mefitici ospedali; Borea scopava coi buffi gelati Le foglie nei vïali;

E quale? Caricando i fusti del vino, poco anzi, se n'è rotto uno... e siccome il vino sparso è allegria... Per avventura la fiasca dello keres, dove si leggeva il numero tinto di bianco? Non vi si leggeva nulla; state tranquillo, e fiasca non era. Andiamo a vedere un po' dove si è rotto... Giù in cucina... Vi sar

Tu sai che sola, tu me apristi il petto Et sola sei, che me poi dar rimedio, Tu sola fusti che nei lacci stretto M'hai col bel viso e avolto in dolce tedio Tu sola fusti che per tuo dilletto: Ponesti il cor mie tristo in grave assedio: Tu sola sei che col bel sguardo accorto Mi puoi far tornar vivo, essendo morto.

Non so come io mi tenga che io non ti tragga la vita del corpo. Ma prima voglio uccidere, a' tua occhi veggenti, colui che tu hai in camera, ribalda! E poi, con le mie mani, a te cavar gli occhi della testa. FULVIA. Oimè, marito mio! che cosa è quella che te muove a fare me rea femina, che non sono, e te crudele omo, ove fin qui non fusti mai? CALANDRO. Oh svergognata!

Fresca, purissima, imbevuta di aromi resinosi, l'aria traspariva in mezzo ai boschi d'abete, e, aprendo spazi più chiari nelle chiome vaporose dei faggi, ne faceva emergere i bianchi e ritti fusti allineati colla grazia elegante e gracile un colonnato greco.

Passiamo la Pasqua in Adua, e quattro cose sono a rimarcarsi a quest'epoca: il baccano infernale che si fa la notte in tutte le chiese: l'uso che i preti vanno a deporre in tutte le case dei mazzetti di fusti di un'erba palustre, che poi ognuno si mette attorno al fronte come lo spago di un ciabattino: gli anelli molto ingegnosamente fatti con foglie di palma intrecciate, e tutti ne vanno fabbricando, tutti ne regalano reciprocamente e tutti ne hanno coperte le dita: la fine del digiuno quaresimale, fa che ogni casa quasi diventa macelleria, e per la sera tutti indistintamente sono pieni di brondò e di tecc, e se ne vedono e sentono dovunque le conseguenze.

Uscii da quella casa verso mezzanotte. Davide mi accompagnava. Il mio cuore era pieno. Ci avviammo senza profferir parola verso i bastioni. La notte era fredda ma asciutta; gli ippocastani colle loro corteccie nere, coi loro fusti alti e slanciati parevano spettri di alberi; il cielo, come avviene nelle notti serene d'inverno, scintillava di miriadi di stelle.

Tu medesima cagion fusti del suo danno e del tuo dispiacere; ma sta' sicura che allo amante tuo rimetterá presto il ramo...». SAMIA. Che dice di ramo? FESSENIO. Che riará la coda, ha' lo inteso? «... e a te subito ne verrá. E piú dice che egli arde di te tanto piú che prima, che altri che te piú non ama, piú non stima, piú non conosce, piú non ha in memoria.