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Gli illustri campioni di Francia si misero a ballare... ci pareva di assistere al ballo dell'orsi: come è ridicolo un'uomo che balla sul serio!.. I nostri cantavano: tutto andava benissimo, quando uno dei nostri, un po' allegro, ci disse: Scommettiamo che mi metto a far la corte a quel biondino difaccia.

La cavalleria Prussiana si schiera in ordine di battaglia difaccia ai nostri; due tiri di cannone bene aggiustati bastano a metterla in fuga, prima ancora che si ponga al trotto contro di noi; altri colpi a mitraglia sbaragliano i battaglioni nemici che si ammassano, si urtano, si infrangano contro la masseria, le cui mura sembrano di fuoco; i Genovesi, i cacciatori di Marsala, gli Egiziani, gli Spagnuoli e persino due battaglioni di mobilizzati di Saone Loire animati dal nobile esempio dei volontari, si spingono dietro il prode Canzio alla baionetta, gridando viva la repubblica, viva la Francia, viva Garibaldi e intonando la Marsigliese e l'inno d'Italia.

Quattordici passi di lunghezza; sei di larghezza: una finestra alta cinque piedi da terra, e dalla cui ferriata a quadrelli vedi sempre quel medesimo strappo di Cielo, quella medesima tettoia dell'edifizio difaccia, quella medesima stella che sera per sera, qual malinconica amica, par che venga a darti un saluto, un conforto ed una speranza; un pagliericcio per sdraiarsi: una brocca d'acqua per bere; in quanto a mangiare... ci sono le mani che paiono fatte apposta per questo!... Il rumore del mondo, in mezzo al quale ti trovi ma che, almeno per ora è morto per te, viene a colpirti gli orecchi nella tua solitudine ed ora qualche allegra canzone ti rammenta i bei tempi che unito agli amici andavi a far la serenata sotto i balconi della tua bella: ora i concerti di una musica militare t'inebriano, ti rapiscono in pensieri l'uno più dell'altro impetuosi: ora il frastuono della via, le urla dei venditori, il continuo passare delle carrozze ti riportano i momenti in cui tu pur passeggiavi, in cui tu pure davi alla sfuggita un occhiata alle belle signore che come Dee ti passavano innanzi agli occhi, trasportate da' loro cocchi: insomma un cumulo di reminiscenze che ti straziano l'anima: è un martirio che fa deperire e qualche volta impazzire l'uomo d'ingegno e di cuore, e che indurisce viepiù chi è incallito nel vizio.

Non potendo farla da eroe sono utile almeno a far da figurino!.... Mezz'ora dopo in eroico atteggiamento sono in posa difaccia a Monsieur Philip che mi parla di Firenze da lui veduta, or sono trent'anni, che mi offre un punch eccellente, e che mi fa vedere un piccolo album tascabile, sul quale en passant per la via, ha schizzato dieci o dodici caricature di Garibaldini tra cui quelle di tre miei amici, ripresi alla perfezione.

O tutte le guardie cosa facevano intorno?... La. questura ci dava l'idea di quei mariti baggei che stanno in fazione, difaccia all'uscio di casa, mentre il cicisbeo della moglie passa dalla finestra.

Conforti reciproci, incoraggiamenti non mancavano certo in quelle file che decimava la morte. I Prussiani avevano fatto delle feritoie in un muro difaccia e con tutta la sicurezza possibile miravano come se fossero al bersaglio. Nella prima mezz'ora, Squaglia ebbe una palla in bocca che poco dopo lo rese cadavere.

Avevo sbagliato i miei calcoli!.. Si aveva un bel dire ai cittadini che avevamo conquistato una bandiera, che la nostra era stata una completa vittoria, che i Prussiani erano lontani chi sa quante miglia, oramai lo spavento si era loro infiltrato nel cuore, oramai vedevano le cose dietro il prisma della paura: poche botteghe si riaprirono; pochissime donne si azzardarono a far capolino dalle finestre; difaccia alla Prefettura e alle Mairie vi erano i soliti capannelli susurroni, insistenti: fu insomma necessario che il Mair facesse battere i tamburi a tutte le cantonate, ed ivi dal banditore annunziare ai Digionesi che potevano andare a letto, e prender sonno tranquilli, poiché i Prussiani erano stati respinti su tutta la linea. Dietro questa confortante pubblicazione, ricominciammo a veder del movimento per le strade; si riaprirono i caffè e la citt

E passò un altro giorno, eppoi un altro: era il tre di novembre; la vigilia eravamo stati di un umor perfidissimo; senza provare alcuno dei sentimenti dettati dalla religione, quelle campane che invitavano a andare a commemorare i defunti, ci facevano pensare ai nostri poveri morti, a quelli che caddero per le nostre idee, a quelli che cadevano in quel mentre per far scudo coi loro corpi a una pericolante repubblica, per opporre un'argine all'irrompente valanga dei venduti soldati della monarchia degli Hokenzöllern... Noi eravamo mesti, e si passava intere mezz'ore difaccia alle quadrelle dell'inferriata, tanto per vedere quel miserabile lembo di Cielo: orizzonte rimpiccolito come quello dell'idee che ci bollivano in testa e che non si potevano espandere.