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Mettendo qualche necessario intervallo nelle sue contemplazioni, Spinello andava ogni mattino al Duomo vecchio, dove erano ancora da finire nuove opere di mastro Jacopo. Ma il vecchio pittore si vergognava di occupare in troppo umili uffici il suo famoso scolaro. Senti, gli disse una volta, non è da te raccattarmi i pennelli e mesticarmi i colori.

Figlio vostro? Sissignore. Nanninella s'era avvicinata a guardare il fratellino, togliendosi alle contemplazioni del calamaio. Stese la mano per carezzarlo. Pssst! fece il vecchio, sottovoce lascialo stare, tu. Si sveglier

Questo e gli altri due libri passavano manoscritti di mano in mano, recando all’autrice lodi di scrittori famosi, che le si professavano divoti, e biasimi di frati maligni, che l’accusavano di farsi bella d’opere d’altri. Ma nel 1633 il cardinal Federico Cornaro patriarca di Venezia ebbe voglia di convertire al bene e alla rassegnazione la suora ventottenne divenuta oramai una ribelle pericolosa, e co’ suoi consigli e rimproveri raggiunse l’intento: d’allora in poi Arcangela intese a scrivere cose buone: Il paradiso monacale; La luce monacale; La via lastricata per andare al Cielo; Le contemplazioni dell’anima amante; Il purgatorio delle mal maritate⁶³. E si diede a compiere buone opere, tra cui piú la dilettava quella di maritar le novizze. Fra le sue lettere sono parecchie del tema di questa:

La caduta totale del giorno non lo allontanava dal suo platano favorito; amava quel momento in cui gli ultimi chiarori si spengono, in cui le stelle vengono a scintillare l'una dopo l'altra nello spazio, e a riflettersi nello specchio delle acque; istante patetico e dolce, in cui l'anima delicata schiudesi ai più teneri sentimenti, alle contemplazioni più sublimi.

Dilettossi similemente d'essere solitario e rimoto dalle genti, accioché le sue contemplazioni non gli fossero interrotte; e se pure alcuna che molto piaciuta gli fosse ne gli veniva, essendo esso tra gente, quantunque d'alcuna cosa fosse stato addomandato, giammai infino a tanto che egli o fermata o dannata la sua imaginazione avesse, non avrebbe risposto al dimandante: il che molte volte, essendo egli alla mensa, ed essendo in cammino con compagni, e in altre parti, domandato, gli avvenne.

Egli mi interrogava sui miei studi, mi parlava di pedagogia, di metodica, d'aritmetica; io rispondeva sbadatamente, pensando a quella finestra. Finito il pranzo, mio zio si ritirava a fare il suo chilo, ed io ritornava alle mie estatiche contemplazioni. In casa Brisnago pranzavano molto più tardi di noi, e talvolta prima del pranzo andavano a fare un giro pel corso.

Il cuore, la mente, annebbiati dall'egoismo senza confine degli innamorati, avevano avuto per la fanciulla contemplazioni malvage, sensi d'odio, o fugaci desiderii perversi; non mai uno slancio durevole di tenerezza e di casta sollecitudine! Egli n'era atterrito, e taceva pensando. Ma d'improvviso, riudì la voce d'Emilia, che mormorava: Condannata!... È condannata per sempre....

Queste parole, presso a poco, mi parve di sentire dal cupo fondo della mia umiliazione. E non osai più aprir bocca. Vittor Hugo, poco dopo, cambiò di posto, le conversazioni parziali tornarono a confondersi in una sola: l'occasione era perduta. Ma mi consolai presto. Vittor Hugo ricominciò a parlare, ed io socchiudendo gli occhi e guardando in alto, per essere un po' solo con me stesso, cominciai a riandare tutte le belle emozioni di cui ero debitore a quell'uomo, accompagnando il mio pensiero al suono dolce e grave della sua voce; e pensavo alle letture di Notre Dâme fatte di nascosto dietro i banchi della scuola, alle tante volte che avevo baciato i volumi delle Contemplazioni sotto un capanno di gelsomini, nel giardino della mia casa paterna; ai versi suoi che solevo declamare sotto la tenda, di notte, in mezzo al silenzio degli accampamenti; al batticuore che avevo provato la prima volta che m'era caduto sotto gli occhi un suo informe ritratto in litografia; all'immensa distanza che sentivo tra lui e il mio desiderio di conoscerlo, nella piccola citt

A popolare quel luogo incantevole se ne stanno alcune in piedi, altre sedute, altre sdrajate, a due, a tre, a gruppi, tutte in atteggiamenti di una molle eleganza, molte leggiadre fanciulle incoronate di fiori, vestite di bianchi veli; e in mezzo a quelle fanciulle, tutto assorto in fantastiche contemplazioni sta adagiato su larghissimi cuscini di raso, un giovane avvolto in una magnifica roba di stoffa cilestre.

Se non che, nell’intima natura del Cristianesimo, era tanta forza, e quella sua natura rispondeva così efficacemente a determinate esigenze dell’anima umana che era inevitabile venisse una reazione contro il suo abbassamento alle condizioni della vita e del mondo. E la reazione prese forma e corpo nel monachismo. L’ascetismo, cioè, la rinuncia al mondo, per isolarsi e per sublimarsi nelle contemplazioni ideali, non era cosa ignota all’antichit