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Ora la madre sicuro che il riconosceva! e, mezzo impazzita dalla gran consolazione, non rifiniva mai dal carezzarlo, dal vezzeggiarlo, dal dirgli tante belle cose. Ed i vicini e le vicine a fargli corona e festa e plauso; ad ammirare ed interrogare, a curiosare ed importunare. «Senti, mamma; era venuto a chiederti da dormire: sono quattro mesi, che non ho provato un letto ammodo».

Però, sempre, avea quella vaghezza di mostrare in pubblico ora il suo seno, ora le sue spalle, ora le sue braccia, ora perfino, con studiato pretesto, una parte della sua gamba. Una sera, per recarsi col principe ad un ballo, dato in Napoli dall'ambasciatore inglese, ella si era acconciata da Ninfa. Molti fiori su la testa: una ghirlanda di fiori, a tracolla, che le ricingeva per sghimbescio tutto il suo bel corpo: alcuni tralci di edera soltanto le coprivano il seno, la cui robusta bellezza attirava ogni sguardo: e quel seno procace, palpitante, era toccato da una morbidissima pelle di tigre, che parea carezzarlo e ne facea risaltare la bianchezza. Questa pelle di tigre era cinta alla vita: e su la spalla destra era fermata da tralci di bellissime rose artificiali. La pelle della tigre scendeva poi sin oltre il ginocchio e copriva la gamba destra fin quasi al coturno che essa calzava; la gamba sinistra rimaneva quasi scoperta e si vedea la maglia, che ne disegnava le linee schiette e vigorose. Il principe, quando la vide in tale acconciatura, rimase estatico: essa era una stupenda baccante: poi si dette a gridare ch'egli non l'avrebbe accompagnata alla festa, in tal modo. Il dissidio domestico durò circa un'ora: la principessa usò di tutte le arti, di tutte le sue blandizie: il principe ora le facea una carezza, la baciava, ora la rimproverava: un istante si gettava a' suoi piedi, poi subito tornava di malumore: ci fu un punto in cui la principessa gli mormorò una parola: lo trasse a : e parve che egli, ad una condizione, le promettesse sottoporsi alla sua volont

La vedeva rosea e ricciutella, andar per la casa barcolloni, o a carezzarlo con le sue piccole manine quando la prendeva in braccio, e la mangiava dai baci; la vedeva stringere i pugnetti e i pochi dentini quando le diceva; fai le rabbie.... E aveva dovuto abbandonarla appena slattata!

Figlio vostro? Sissignore. Nanninella s'era avvicinata a guardare il fratellino, togliendosi alle contemplazioni del calamaio. Stese la mano per carezzarlo. Pssst! fece il vecchio, sottovoce lascialo stare, tu. Si sveglier

Povera bestia! io che prima non lo guardava nemmeno, sentivo il bisogno di carezzarlo, e di dargli qualche bocconcino in ricompensa dell'affezione che dimostrava pel suo buon padrone. Oh! la vita è tutta un intreccio d'affezioni e di distacchi, di legami e di lacerazioni, di conquiste e di sconfitte, e il cuore invecchia, come il veterano che ha perduto le gambe sui campi di battaglia.

Ma una furia di baci gli prodigava la madre, che in estasi d'amore, di contentezza, sentendo tutta la beatitudine d'essere moglie e madre, amata e amante, non poteva saziarsi d'osservarlo, di carezzarlo; lo fasciava, lo snudava, l'adornava, l'atteggiava; traboccando sopra di esso quell'eccesso d'affetto, che non le era dato versare sul marito.

Gino potè ammirarlo anch'egli e carezzarlo un poco. Ma stando egli a così breve distanza dalla portatrice, vedeva anche molto bene la graziosa testina di lei e le ciocche morbide, ricciolute, finissime, che sbucavano fuori dalla cerchia gelosa del suo fazzoletto di seta.

E Luchino aveva comprato costui, e adoperatolo altre volte a' suoi fini: onde non esitò a porre gli occhi sopra di esso anche nel presente caso, e cominciò dal carezzarlo e solleticarne la vanit