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Però dovunque avvien, che mai si nome alteramente alcuno, indi m'ingegno trar rime, onde s'eterni il nome nostro. E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome non rende pigro questo ardito ingegno, d'Elicona salire al sacro chiostro. Io che fin qui quasi alga ingrata e vile sprezzava in me così l'interna parte, come u' di fuor, che tosto invecchia e parte da noi ben spesso nel più bello aprile,

Al mondo nessuno potrebbe vantarsi d'altrettanto. Ed una persona che non dorme, che non mangia, che non si ammala, che non invecchia e che insomma è immortale ha ben diritto a qualche deferenza per parte de' suoi simili.

Le quali stelle e corpi superiori, senza alcun dubbio per la potenza loro attribuita dal creatore di quelle, adoperano in noi secondo le disposizioni delle cose riceventi le loro impressioni; e da questo avviene che il fanciullo, o vogliam dire il giovane, per loro opera è aumentato, conciosiacosaché colui che invecchia sia diminuito, e conciosiacosaché mai si scostino dalla ragione dell'ottimo e perfetto governatore.

Al Sole in breve tempo le viole col strame il villanel sul Carro assetta: Matto chi teme la mortal saetta, ch'anco l'Imperatrici uccider vole. Però de' sciocchi avrai sul Carro imperio s'indugi, donna, piú mentre sei bella, ché 'l Sol d'ogni bellezza invecchia e more. Godi, pazza! che attendi? godi 'l fiore! fugge del Sol il Carro, e il cimiterio la nera Imperatrice empir s'abbella.

GIACOCO. Vao, ca no me coglia notte pe la via. CAPPIO. Mira avarizia di uomo, piatisce con i cimiteri e con i vermi e risparmia come non avesse a morir mai. GIACOMINO. Quanto piú invecchia l'uomo, tanto l'avarizia piú ringiovenisce: egli è cosí avaro come misero e cosí misero come avaro.

Non versa a te l'oblìo della menzogna Il vin che invecchia nelle oscure celle, Dolce vendemmia degli antichi tralci, Che ruppe ai padri il tedio doloroso: al gioco cerchi o alla superflua mensa O al tripudio di Venere danzante, Come de' pari tuoi l'agile sciame, Contro all'acerba Idea sonno e riposo. No, tu sei giusto.

Rimasi sola col mio corruccio fin verso l'ora del pranzo. Non vedendomi comparire, venne a cercarmi la Costanza, una vecchia guardarobiera, che da trent'anni vive in casa nostra. Non è donna di molto sapere, ma è fedele come un vecchio cane. Da piccini la chiamavamo la Trottola, per la sua maniera di camminare traballante, a onde. Divenuti grandi, nessuno di noi si occupò più di lei, che continua a rimanere in casa come un vecchio mobile che serve sempre a qualche cosa. Io preferisco essere servita da Julie, una svizzera tedesca che parla un cattivo francese. Costanza, via via che invecchia seguita a rintanarsi nella guardaroba, fra i cesti e i mucchi della biancheria, contenta che la sopportino, e riconoscente, di quel pane, di quel letto, di quel tetto che essa ottiene dalla carit

Povera bestia! io che prima non lo guardava nemmeno, sentivo il bisogno di carezzarlo, e di dargli qualche bocconcino in ricompensa dell'affezione che dimostrava pel suo buon padrone. Oh! la vita è tutta un intreccio d'affezioni e di distacchi, di legami e di lacerazioni, di conquiste e di sconfitte, e il cuore invecchia, come il veterano che ha perduto le gambe sui campi di battaglia.

Che opinione eh? che opinione ne avevate... Ma tutti, pur non di meno, seguitiamo a tenerci stretti al nostro concetto, così come chi invecchia si ritinge i capelli. Che importa che questa mia tintura non possa essere, per voi, il color vero dei miei capelli? Voi, Madonna, certo non ve li tingete per ingannare gli altri, ne voi; ma solo un poco poco poco la vostra immagine davanti allo specchio. Io lo faccio per ridere. Voi lo fate sul serio. Ma vi assicuro che per quanto sul serio, siete mascherata anche voi, Madonna; e non dico per la venerabile corona che vi cinge la fronte, e a cui m'inchino, o per il vostro manto ducale; dico soltanto per codesto ricordo che volete fissare in voi artificialmente del vostro color biondo, in cui un giorno vi siete piaciuta; o del vostro color bruno se eravate bruna: l'immagine che vien meno della vostra gioventù. A voi, Pietro Damiani, invece, il ricordo di ciò che siete stato, di ciò che avete fatto, appare ora riconoscimento di realt

Certo questa meditazione si addentrò più oltre nelle viscere, se non che fu di tanto travaglio, che le labbra non la poterono altramente articolare. All'improvviso percuotendosi la fronte aggiungeva: «Ed io non avrò Yole? se sopravvive....» Non aveva ancora finito, che la tempesta scoppiò sul castello: egli giunse le mani, e le alzava supplichevole al cielo; poi, quasi stimasse quell'atto mal conveniente, sorgeva per prostrarsi; le sue ginocchia percossero sopra il petto di uno scheletro, e le costole gli si spezzarono sotto con tale scricchiolio, che parve lamento; per questo mutò luogo, anzi togliendo occasione dal caso si pose a scongiurare: «O forza che distruggi, intendi una volta il mio voto, voto di creatura vicina ad esser distrutta, proferito su l'altare della distruzione: l'esperimento dei secoli ti ammaestra, che la terra invecchia di anni, e d'infamia; che più schifoso di figlio in figlio si trasmette il retaggio della colpa; che ormai non v'ha luogo innocente ove il giusto potesse far la preghiera, non pietra che non abbia sostenuto la testa di un trafitto, non zolla che non sia sparsa di sangue invendicato; illumina la luce le stragi manifeste, nascondono le tenebre la perfidia occulta: tutti a nostra posta siamo destinati ad esser traditi, e traditori.... Se la donna, che con la prima colpa chiamò sopra il suo capo e sul nostro la morte, fosse risuscitata alla vita, e dalla sponda del sepolcro vedesse i fatti dei feroci che uscirono dal suo fianco, si coprirebbe spaventata con la lapide invocando di morire un'altra volta. Gi