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Quale è donna di voi che non si pente e non rompe nel cor durezza tanta ch'altrui in vecchiezza poi suol far dolente? Rompete il ghiaccio che d'intorno ammanta i freddi petti; e di pietá s'accenda l'alma, ch'Amor vi faccia lieta e santa. Ma veggio che convien che altra via prenda; ché 'l predicar fra duri sassi e tigre non è possibil che mai frutto renda. Alme gentil, non siate al ben far pigre.

Egli squadrò fisamente Morella e disse: Che tigre reale! Gli è per questo che io sentiva l'odore di carne fresca. Attento a voi, caro duca. Io non sono una scienziata in storia naturale rimbeccò Morella, con un sorriso grazioso, ma che aveva gli artigli di acciaio.

e Pierina Legnani: Bruna sei tu ma il bruno il bel non toglie; dovette anche recare certa consolazione piegare a soavi atti donne come Costanza Cospi, Un bel viso, un cuor di tigre e d’orsa!; Aurelia Marsili, Belt

FILOCRATE. Aimè! che in vano prego un sasso, una tigre e mi querelo. Altronde porti i miei lamenti il vento; ch'io mi risolvo al tutto di cangiarmi di sentimento, poi che piace al cielo. La prima non è giá, ma ben fia forse l'ultima. , che ancor ne piangerai! FRONESIA. Oh! Sta', ché si scorruccia. Voglio andare, ch'io creperei.

Eh! monello, gridò nuovamente quell'uomo, tu mi burli, pezzo di ladroncello, di vagabondo, di cantastorie; fino a che tua madre cantava, io ci credevo, ma ora che so esser moribonda, voglio esser pagato. Tigre! gli urlò la donna, abbi piet

Non s'era ingannato: appena aveva posto il calcio dell'arme a terra per ricaricarla, un ceffo molto più somigliante a quello d'una tigre che d'un uomo sbucò dalla macchia a pochi passi di distanza.

«Coraccio di tigre! E ancora osa di venire a piangere qui? Dio, Dio di misericordia, sviatemi la mente da queste tristizie; ma non so chi mi tenga ch'io non la sbrani! Vada, vada a piangere altrove, che qui per lei non v'è posto..! vada, che del male che ci ha fatto, le ne chieder

Si mise a girare per la stanza col volto nascosto fra le mani e i capelli irti, poi ritornò verso Fathma che si era raccolta su stessa come una tigre, risoluta a difendersi contro gli attacchi di quel miserabile. È tutto finito adunque fra noi? le chiese con voce cavernosa.

Forse fu lui, che da la volgar gente Fra tante meraviglie Amor vien detto? S'è così fatto Amor veracemente, Ei fu di tigre, e di leon concetto, E da perversi mostri ebbe governo, E bevè per suo latte onda d'inferno.

Cencio, tra l'ugne di una tigre o tra gli abbracciamenti del re delle foreste avrebbe corso meno pericolo che non tra le mani del principe della campagna di Roma, che l'aveva agguantato al collo. Ma Attilio, con modo gentile: "Fratello, disse ad Orazio, abbi pazienza, lasciamolo parlare". Veramente spacciato Cencio, addio rivelazioni.