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Pria ch'io giungesse a questo extremo fine dolce nimica e voi mei grati audienti Solevo anch'io per ciascadun confine Sparger non mesti, ma soavi accenti E spesso nanti l'hore matutine Far surger l'alba & raquienter i venti E non v'era cor aspro e feroce Che non movessie il suon de la mia voce

E chi el dimandasse: Perché senti questa pena? rispondarebbe: Perché mi pare avere perduta la pace e la quiete della mente, e molte cose, di quelle che io solevo fare, ho lassate, e credone offendere Dio. Ed egli non è cosí; ma perché 'l suo vedere è posto nel proprio dilecto, però non sa discernere cognoscere in veritá dove sta la sua offesa.

Risorsero, vigorosissime, tutte le mie prevenzioni contro la donna. Solevo chiamarla la gran nemica, l'avversaria, per esprimere quel che reputavo esistere in essa di malefico, di diabolico.

Ormai quel senso di malessere non era più momentaneo, durante soltanto le poche ore di posa; lo portavo via con me tutta la giornata, e, la notte, mi impediva di addormentarmi sùbito appena entrato in letto, come solevo, quantunque le visite e le occupazioni giornaliere mi facessero rientrare a casa non meno stanco di prima.

Tutto era pronto per la sua cena a cui solevo prender parte affinché la piccola tavola da malata le sembrasse meno uggiosa e il mio esempio e le mie premure la spingessero a mangiare. Io mi mostrai negli atti, nelle parole eccessivo, quasi allegro, diseguale. Ero in preda a una particolare sovreccitazione, e n'avevo un'esatta conscienza, e potevo sorvegliarmi ma non moderarmi.

Alla presenza di quei signori misi ogni cosa in una cassa, lacerai alcune carte di nessuna importanza, cioè canzoni e sonetti che solevo scarabocchiare nelle mie ore d'ozio, alcune bozze di lettere che avevo scritto per conto di qualche italiano mio vicino, e specialmente del muratore Pietro Lombardo, consegnai al Dragomanno un portafogli, dal quale non levai altro che sette napoleoni, e ciò col suo permesso.

Qualche carta abbandonata che serbava, incompiuta, la traccia luminosa d'un pensiero d'arte e di poesia anelante, ebbro d'azzurro, all'Alto; qualche libro nella cui lettura mi solevo beare come in un divino lavacro ideale, e che aveva dischiuso agli occhi della mia mente stupita ed avida nuovi orizzonti e nuovi cieli, che aveva mantenute deste e rinvigorite le mie nobili energie, e mi aveva insegnato il desiderio e la visione d'un'Arte eccelsa, grande e serena, tutto insorgeva unanime contro di me, e mi accusava.

Nei pochi giorni che rimasi a Barcellona, solevo passar la sera con alcuni giovani catalani, passeggiando sulla riva del mare, al lume della luna, fino a notte avanzata.

Da parecchi giorni trascuravo fin di mandare a mia madre le brevi letterine con cui solevo darle mie notizie. Ella non si era mai lagnata della mia troppo prolungata assenza.

A un tratto, ecco un foglio di carta da lettere che esce dalla papeterie, si stende sul tavolino proprio nel posto dove io solevo scrivere, ed ecco una penna impugnata da mano invisibile che si muove e traccia dei caratteri celeremente. Mi slancio per afferrare il braccio e fermare la mano, ma la penna cade sul tavolino, e io non sorprendo niente di solido come avevo immaginato.