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Lidia, coll'abito corto da viaggio, i piccoli piedi calzati in forti stivaletti di cuojo giallo, svelta, agile, s'appoggiava alla mia mano e spiccava il salto con arditezza. Ma si stancò presto e dovemmo attender la carrozza, che avevamo vantaggiosamente distanziata, per risalirvi.

Questa donna era stata molto amica di sua madre e veniva spesso in casa, sempre vestita con grande eleganza, un po' imbellettata, moltissimo profumata, con certi fruscî inebbrianti di gonne di seta, lasciando vedere i suoi piedini calzati di calze di seta trasparenti e di minute scarpette.

Son gionto al porto: scacciami quanto vuoi, che la tempesta della fame mi vi riconduce. PIRINO. Troppo pungente e pien di spine è il mio cibo per ora. PANFAGO. Verrò a mangiar con voi con denti calzati di buoni stivali. PIRINO. Mi pasco di veleno di vipre e di serpenti. PANFAGO. Verrò con la pietra di san Paolo, o mi farò incantare da un ciurmatore.

La barba avea lunga, rabbuffata e grigia; la pelle, simile a quella che Geremia deplora nei figliuoli di Sion, tinta di cenere come il pavimento del forno . Si avviluppava dentro un ampio tabarro: le gambe e i piedi, l'uno soprammesso all'altro, aveva calzati di sandali, giusta il costume degli uomini del contado di Roma.

Una gran vestaglia di mussolina di seta, tutta nera, a piegoline fitte, dal capo ai piedi, la vestiva mollemente e appena lasciava vedere, nelle sue onde nere smorte, i lunghi e sottili piedi, calzati di finissime scarpette nere, quasi senza tacco. Ella era sola: e non faceva nulla. Non si annoiava neppure.

Lo vedo sempre, esile, grazioso, elegante, coi piedini irrequieti, calzati da due microscopiche scarpette di pelle lustra, col cappellino di paglia di Firenze, dalla tesa rialzata, dai bianchi nastri svolazzanti. E la mamma! Come se ne teneva di quella creaturina! Quando qualcuno si soffermava a guardarla, la povera donna diventava rossa come una viola e sorrideva.

Come pettinava goffamente quei capelli abbondanti! come vestiva senza garbo!... e quelle mani rosse e quei piedi così grandi e mal calzati, e quell’aspetto impacciato, e quella voce ingrata, e quei movimenti sguaiati, e quelle espressioni volgari!...

Clarice era vestita alla Pompadour, con amplissimi disegni sul corsetto e sulla gonna: questa, troppo corta, lasciava scoperti i piedi calzati di scarpe bianche; e così abbigliata, coi fianchi prominenti, la figura tozza, la Teobaldi pareva una trottola accuratamente pitturata di fresco. Esce? ella domandò con voce triste. , vado a passeggiare, rispose Loredana. Vuol tenermi compagnia?

A questi tutti io do nome di «popolo». Della prima classe, che è quella dei balordi calzati e scalzi, non occorre far parole. La seconda, che racchiude in quei pochi i quali escono dalla comune in modo da perdere ogni impronta nazionale, vuole bensí essere rispettata dal poeta, ma non idolatrata, ma non temuta.

Prima del giorno il chirurgo Ripari stava medicando le ferite al buon Garibaldi il quale nel tumulto della battaglia se l'era dimenticate, ma ora posando, esse si ricordavano di lui, quando il cannone si fece sentire, ond'ei rimase sospeso con le fasce in mano: ecco allo improvviso salta in mezzo della stanza il pro' Daverio esclamando: «su per Diosenonchè visto lo stato del Generale soggiunse: «dunque finisci di medicarti, e tu fa presto e vieni via; intanto io vado.» «Va pure, rispose il Garibaldi, ma qui vi è la bandiera, e bisogna provvedere a cui darla, e per cui mandarla; da una parte e dall'altra per questa operazione ci vogliono ufficiali.» «La è presto fatta, mandala per Ripari al Masina.» E il Ripari come gli ordinarono fece, ed avendo trovato il Masina a dormire lo tirò per un piede gridando: «come! si sparano cannonate contro ai Francesi e tu dormi?» «Mo'! esclamava il Masina, io non sentiva niente» e calzati gli stivali scappò via con le altre vesti in mano abbigliandosi in fretta e in furia per le scale, e per la strada intantochè correva.