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Tornata a casa tardi, ancora agitata da quell'ora di tenerezza che il tramonto aveva chiuso, come una perla in un monile, in un cerchio delicato di viola e di porpora, ancora i capelli e le vesti odoranti di musco e d'umido e di molli cortecce cadenti, Nicla aveva trovato i suoi gi

Fuori, fuori all'assalto! e si finisce il pranzo alla rinfusa, sbandati, con grande scrosciar di risate nella risata fulva del Tramonto, tutto nuvole di cristallo incandescente, bottiglie spumeggianti d'oro, cirri di porcellana viola affastellati, luminoso banchetto aereo sospeso a picco sulla pianura veneta crepuscolare.

Tranne il cappello, che fra veli e piume e spilloni, era di una complicazione ammirabile, tutto il resto era semplice: una gonna nera, un'ampia giacca di lontra, nel cui mezzo era posato un cespuglio di violette finte: finte, ma non importa! Tutta la leggiadra creatura odorava di viva viola, di fresco mughetto, di pura lavanda.

Tu obbietterai che meglio è generare colla fornicazione che non generare affatto; e che perciò generando in questo modo, non si viola l'ordine voluto da Dio.

«Il metodo dei registri è illegale, perchè viola per autorit

Poi volle spiegare del sacchetto viola e dei denari. Ma le parole che urlò erano: Nancy! Nancy! Allora il chirurgo si volse iroso a quello che teneva la maschera, e gli parlò con voce concitata. Ma la suora si chinò su Valeria e fece sopra di lei il segno della Croce. Giù, giù! cara! Si metta giù! La Madonna aiuta! Vedr

Io credo che Viola avesse perfettamente ragione, quand'ella, nel circolo, ha dato dell'amore quella sublime definizione così poco apprezzata dalle sorelle. L'amore è desiderio. L'amore è perdono! mormorò Fidelia con un sospiro. E questo concetto era per lei una soave reminiscenza, queste parole erano una melodia sommessa che le inebbriava tutti i sensi. Giunsero al palazzo.

Prima d'indossare il suo mantello d'ombra che lo avrebbe affondato tra le altre ombre, tenebra nella tenebra, il bosco si rivestiva d'un manto di viola in cui vibravano gli ultimi riflessi del sole e poche pagliuzze d'oro pallido.

E Nancy, che prendeva il thè nel piccolo giardino del Gartenhaus a Staten Island, sorseggiò compunta la profumata bevanda nelle nuove tazze ad orlo viola di Fräulein Müller. «Ach! was sagst du»? disse Fräulein. E per molto tempo si videro le sue labbra muovere in astruso calcolo multale. Poi disse: Posso darti quarantasette dollari.

Così pensando, o qualche cosa di simile, Ariberti argomentò che quella gentile apparizione e quella muta corrispondenza di sguardi, sarebbero state una memoria per lui, soave ma fuggevole del pari, bella ma senza profumi, come la viola del pensiero che si chiude a ricordo tra le pagine di un libro. E immaginando la fugacit