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Adio, cavaliero! oh come presto m'era riuscito il pronostico che mi feci questa mattina! Ma per prender un poco di fiato, bisogna almeno bermi un barril di greco e quattro piatti di maccheroni; se non, che or mi mangerò voi vivo e crudo. DON FLAMINIO. Or non si parli piú di scontentezza, poiché la fortuna dal colmo delle miserie mi ha posto nel colmo di tutte le sue felicitá.

BALIA. Adio adio, signori. PEDOFILO. Mira che testimoni! Ma per mostrarvi che quanto dite di mia figlia è tutto falso, son uomo di farla calar qua giú e che tu veggia con gli occhi propri che non è pregna. ERASTO. Di grazia, fatela calar qua giú, ché farò ch'ella confessi il tutto in vostra presenza; ché giá non è piú tempo di tenersi nascosto il fatto.

Ho l'anima inquïeta.... Come mi batte il core! È gioia od è terrore? Quest'ansia, o Dio, cos'è? Leggiam: «Ti scrivo in freta Di sopra il mon tebarro, Ti baccio, adio mio carro. Ammami e penza ammèPag. Anacreontiche 147 La Tipografia Editrice Lombarda ha pubblicato, nel formato del presente volume, il

SINESIO. Non piú parole, ché la brevitá del tempo non ricerca piú lunghi ragionamenti: itene a casa, e s'ella vi cápita, sia vostra cura di trattenerla, ché se s'incontrasse con Erasto prima ch'io le parlassi, potrebbono porre in effetto il loro fiero proponimento; ch'io cercherò di Erasto e di racchetarlo. ARREOTIMO. Adio.

CINTIA. D'ogni cosa potrebbe di me temere fuorché d'esserle fatto oltraggio all'onore; e assicurala che starebbe con me come se stesse con una sua sorella. Orsú, mi parto, adio. BALIA. E io vo' andar a chiesa a far compagnia a Lidia fin a casa. Ma veggio Amasia sua amica dalla fenestra che mi fa segno. BALIA di Lidia, AMASIO sotto abito di donna. AMASIO. Balia balia, dove sei avviata?

SIMBOLO. Dice che, se bene son immeritevoli di tanta sposa, col tempo fará conoscere la sua amorevolezza; e se comandate altro. EUFRANONE. Che ci ha onorato piú del dovere; e bisognando, gli lo faremo intendere. SIMBOLO. Adio, signori. EUFRANONE. Ecco, o moglie, che non ho mentito punto di quanto t'ho detto.

LIDIA. Io non so altro che darvi baci in vece di preghiere, io resto piena di felici speranze; adio. Balia, falle compagnia insino a casa, ch'io son gionta, non ne ho piú bisogno. AMASIO, BALIA di Lidia. AMASIO. Quanto sarei felice se quei baci, che mi pensandosi che sia donna, me li desse nella mia forma!

Avete il torto a star cosí sul rigor del primo decreto: m'avete cosí inacerbite le piaghe dell'anima che me ne sento morire. ERASTO. Seguite. Par che non abbiate parola: che mutazione è questa? voi mi parete mezo morto! CINTIA. Sento un svenimento d'animo che mi pone in forse tra il vivere e il morire. ERASTO. O Dio, che cosa è questa? Cintio mio, rivenite! CINTIA. Ho fretta di partirmi; adio.

SINESIO. Mi duole il fianco per tanto ridere. PEDOFILO. E a me il polmone. SINESIO. Ah, ah, ah! ti lascio, adio. PEDOFILO. Ah, ah, ah, andate con Dio! Or chi non ridesse di costui a crepacuore? fa del mastro e presume saper piú degli altri, e non è buon discepolo.

CAPITANO. Ti mostravi assai schivo di darmi tua figlia per isposa, che non l'accetterei per una fante di cucina: io te la renunzio ancorché sapessi che per me ne avesse a crepar di martello. Adio. PEDOFILO. Va' va'. ERASTO. Ma ecco la balia di Cintio, viene a tempo: questa è pur stata mezana de' nostri amori. BALIA di Cintia, ERASTO, PEDOFILO. ERASTO. Balia balia, vien qui per amor mio!