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"De Segovia, a 20 de febrero 1506. "El Almirante mayor del mar Oçeano "Visorey y Gobernador general de las Indias, etc. S. S. A. S. X. M. Y Xpo FERENS.

"Genoa, li V martio del 1506. "Sempre al vostro servitio et bon cugino

I suoi emuli invidiosi, ed in particolar modo i Tesorieri nel regno di Napoli, nel 1506, indussero il Re a chieder conto a Gonzalo dell'uso che aveva fatto delle grandi somme ricevute dalla Spagna per le spese della guerra in Italia; e in fatti il Re fu tanto piccino da acconsentire ed anco assistere all'atto della conferencia.

"Messer riverito, io vi prego di star bene, e bacio umilmente le mani a madonna Bianchinetta e a madonna Fior d'oro mia nobil cognata; che veramente io non mi risolverò mai di chiamarla suocera, contro ogni apparenza di ragione. Bianchina mia a voi tutti si raccomanda. "Di Genoa, li 6 marzo anno Domini 1506.

Quello che non poteva ancor dire la marchesa di Moya, scrivendo nell'ottobre del 1506, soggiungeremo noi ora. Il re Ferdinando si fece ancor pregare e scongiurare dell'altro, dando tempo al Ximenes di avvezzare i Castigliani alla nuova reggenza, e di fargliela perfino proporre dalla figliuola Giovanna; la quale, nei lucidi intervalli della sua ragione, vedeva pur troppo di non reggere al peso della corona. Ed egli non si mosse da Napoli, se non il 4 giugno dell'anno seguente. Anche qui i venti contrarii lo molestarono nel suo tragitto; di guisa che egli e la regina Germana presero terra a Genova. Era anche nei disegni del re Cattolico di avere un colloquio con suo zio il re Cristianissimo, che aveva allora allora ripigliato Genova, dopo la sua ribellione e il tragico dogato di Paolo da Novi. Il re Luigi era gi

La mattina del 7 maggio, dell'anno 1506, gli abitanti di Laredo, gran pescatori e salatori di pesce nel cospetto di Dio, ebbero il magno spettacolo d'una armatetta navale che s'accostava con buon vento al loro porto, forse il più vasto, ma per allora il più sabbioso di tutta la costa di Biscaglia. Essi non avevano da temere uno sbarco di nemici, poichè le navi battevano bandiera castigliana; e del resto, fin dalla sera innanzi, troppa gente li aveva avvertiti, accorrendo a Laredo; troppa più gente che non potesse albergare la piccola citt

Ma non è vero, che negli altri stati d'Italia si procedesse a quel modo; anzi il vero è al contrario, gli stessi Scrittori piemontesi lo ignorano, dacchè lo stesso Ricotti nella Storia delle Compagnie di ventura in Italia ci attesti Firenze e Orvieto fino dal 1350 avere istituito i balestrieri del contado per affrancarsi dalla infamia della milizia mercenaria; e Venezia più tardi con l'ordinamento delle cerne; ed altri altrove; ma più che tutti da capo Firenze la quale a' conforti di Antonio Giacomino Tebalduccio, e di Niccolò Macchiavelli instituì nel 1506 la ordinanza della milizia fiorentina con le prescrizioni, e norme che si leggono per le storie, e da prima furono diecimila nel contado di Firenze solamente fanti, sei anni dopo si fecero anco cavalli nel numero di 500. Questa abolita dalla tirannide dei Medici, ecco Giovanni dalle Bande nere formare la stupenda milizia di cui la memoria ancora non langue, e sicuramente coll'occulto concetto di stabilirla arnese per acquistare gagliardo stato in Italia, e difenderlo contro ogni straniera soperchieria; da questa onorata scuola, cessata la tirannide medicea, risorsero le milizie fiorentine, e furono spartite in milizie del contado disposte in trenta battaglie, ed in milizie di citt

"Genue. Die V Martii A. D. 1506. "Vostro parente et bon servidore Così la lettera dell'eccelso ed illustre capo della gente Fiesca. E Fior d'oro, com'ebbe finito di leggere, alzò la fronte a guardare il marito. Andrai? diss'ella. Gian Aloise ti prega.

Ma noi non ci fermeremo qui, come il grand'esule fiorentino; risaliremo la fiumana bella fino al confluente del Graveglia, dov'essa fa una gran curva, per voltar poi risoluta a ponente maestro; e faremo alto ai Paggi, come ora si dice, e dove nell'anno di grazia 1506 durava ancora in ottimo stato un castello dei Fieschi.

³⁸⁰ Vedi un opuscolo che comincia: Beatus vir ecc. In Palermo, MDCCLVIII. Nella stamp. della Divina Provvidenza presso l’Erede d’Accardi. In fol., pp. 6. ³⁸¹ Reali Dispacci, n. 1506, fogli 31-82, nell’Archivio di Stato.