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Aggiornato: 23 maggio 2025


Oltre a queste, dieci altre importantissime relazioni si conservano tuttavia inedite negli archivi di Venezia, cioè: Relazione di Siria del console Andrea Navagero, 1575 » » Pietro Michele, 8 decembre 1584 » » Tommaso Contarini, 11 decembre 1594 » » Alessandro Malipiero, 16 febbraio 1596 » » Giorgio Emo, 12 decembre 1599 » » Vincenzo Dandolo, 27 febbraio 1602 » » Gio.

«Gl'individui più maltrattati sono: Failla Giuseppe fu Onofrio di anni 37 muratore, Fiasconaro Rosario fu Antonio d'anni 62, Lipira Antonino fu Leonardo d'anni 53; Gennaro Vincenzo fu Pietro d'anni 52, Ricotta Santi fu Pietro di anni 50, tutti pastoriSeguono le firme degli assessori e del funzionante sindaco.

Miss Dill, vedendolo, fece per alzarsi e muovergli incontro; ma poi si fermò, e con un cenno del capo chiamò don Vincenzo. Non credereste, gli disse piano, di parlarne anche al conte Giorgio? State tranquilla, miss Dill: ve l'ho gi

Il cuore gli batteva da schiantargli il petto, aveva la gola arsa e le labbra tremanti. Posò la bocca sulla mano di Vincenzo, e la baciò devotamente per prender coraggio e per non alzare il capo. Vincenzo, nella sua estrema debolezza, era come abbagliato da quella rivelazione, e, senza poter cercare di vederci più chiaro, disse pensosamente carezzando il capo dell'amico: E vorresti farti prete?

Damiati, al vedere che don Vincenzo incominciava il suo discorso favorito, e non avrebbe terminato tanto presto, s'alzò dicendo: È tardi, un'altra sera io farò la lezione a Carlo, e don Vincenzo vi potr

Carlo Gemelli, Commissario del Governo di Sicilia in Toscana, il 20 di quello stesso mese scriveva a Vincenzo Fardella marchese di Torrearsa, Ministro degli affari esteri in Palermo: «La prevengo che volontariamente verranno molti italiani, fra i quali ve ne son parecchi valorosi, ma son gente però di opinioni estreme.

Tutto questo accadeva nell'autunno del 1859. Ai primi di novembre Vincenzo, che aveva appena compiti i tredici anni, partì da Santhi

Aveva appena lette le prime parole, che entrò don Vincenzo assieme al professore Damiati. Continui pure, dissero. Maria voleva sospendere la lettura dicendo che erano storielle scritte per i ragazzi e non potevano interessare persone come loro. Ma non ci fu verso, vollero che continuasse, altrimenti minacciavano di andarsene.

Maria parlava invece col professore Damiati domandandogli consigli sul modo d'educare i ragazzi, sempre preoccupata dal pensiero dei cinque figliuoli, e quando la salutò sull'uscio di casa essa gli raccomandò di venire spesso la sera a trovarli insieme a don Vincenzo. La loro conversazione sar

Desiderosi oltremodo di salutare il decano dei poeti allora viventi, Vincenzo Monti, n'andammo a Monza col Papadopoli. Trovammo il povero vecchio adagiato, o, per dir meglio, giacente in un seggiolone. Teneva gli occhiali inforcati sul naso, e leggicchiava non so qual commedia di Goldoni.

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