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Aggiornato: 23 maggio 2025
Ma nemmeno Ambrogio fu dimenticato dalla signorina, anzi ordinò a don Vincenzo un ufficio di gran lusso per suffragare l'anima del vecchio servo; ma poi capitarono a Santo Fiore la Giulia e Pier Luigi, e Lalla ebbe in tal modo uno svago benefico.
Man mano che uno scolaro piegava il lavoro, lo consegnava all'assistente e se ne andava, Vincenzo si sentiva più scoraggiato, come se le sue insegne ecclesiastiche fossero uscite dall'uscio ad una ad una dietro quei ragazzi. Pensava: Ecco, quando saranno andati via tutti, e resterò qui solo, dovrò dire che non lo so fare il cómpito, ed allora, addio benefizio.
Volevano sapere se era bello, e quanto era alto, e dove abitava, e se il suo babbo non lo accompagnava alla scuola; e, soprattutto, una domanda ripetevano ansiosamente ogni giorno: Non gli hai parlato? Sgraziatamente ci volle del tempo avanti che Vincenzo potesse rispondere di sì. Vicenzino si teneva in disparte, ed evitava studiatamente il cugino.
Erano passate le quattro del pomeriggio, e nevicava; era quasi buio. Quando furono a pochi passi dalla porta videro il signor Anselmo che si avanzava dalla parte opposta. Babbo, gridò Vincenzo. E la sua voce echeggiò nel silenzio della via deserta.
Volevano parlare tutti ad un tratto, tanto che don Vincenzo dovette alzare la voce per rimetter un po' d'ordine. Narravano che avevano tutti numerose famiglie da mantenere, e che i viveri crescevano di prezzo ogni giorno. Tutto ad un tratto entrò un uomo conducendo, anzi quasi trascinando, una ragazza pallida, magra, che metteva compassione.
Vincenzo fece uno sforzo per mettersi a sedere sui letto. Poi sollevò con tutte e due le mani il capo di Vicenzino, e guardandolo in faccia gli disse: Ma non pensi che hai vent'anni, e che la vita è lunga? Che sarai morto a tutte le gioie? Che non avrai mai una famiglia?
Però uomini e passioni erano ridotti a dose omeopatica. L'amante Ugolino Gonzaga, invece di correre le giostre colla lancia in resta, imbrandiva tranquillamente la spatola e faceva pillole; ma il suo amore colpevole aveva le stesse tendenze, le medesime astuzie, gli eguali ardori. Il Duca di Milano faceva il medico condotto, ma cavava sangue e denaro dai suoi soggetti, e condannava a morte gl'innocenti, come nel medio evo. La natura tollerante dell'arcivescovo Giovanni trovava il suo riscontro nella rassegnazione di Don Vincenzo Liserio, che cedeva ai fabbricieri il diritto d'amministrare la parrocchia, limitando la sua autorit
Ma v’è ancora di più, che non è bello, nè buono. Un altro appunto dice così: «Pagate a D. Giuseppe... giudice della R. G. Corte Criminale, per mani di D. Ingarsia ed alla presenza di D. Giuseppe Prado, agente, e di D. Giov. Batt. Pedino, per decidere l’articolo contro il Sac. D. Vincenzo Insinga, che si agitava nel detto Tribunale di R. G. Corte, onze 32».
Rimandati i pusillanimi, il bravo Vincenzo Yanez fece armar subito il suo palischermo, ed egli stesso a gran forza di remi andò verso la Santa Maria. Umiliati, gli uomini dell’altro palischermo lo seguirono col
Aspettavano anche il professore e don Vincenzo, perchè ormai i racconti si leggevano di giorno, in un angolo della corte, sotto un pergolato.
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