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Aggiornato: 23 maggio 2025
Il baccano fu indiavolato, lo schiamazzo assordante, e le più sfacciate allusioni non rispettavano nemmeno la veste di don Vincenzo; mentre la Veronica diventava verde dalla rabbia, Sandro diventava pallido per il dispetto, e saliva un pudibondo rossore sulla fronte onorata del signor Niso.
Come quello del marchese di S. Gabriele, per esempio. Appunto. Ma venuto don Peppino la cosa cambiò aspetto: si cominciarono a far furti seri, si cominciò a fare alle schioppettate con la forza, a ammazzar spie, a organizzare sequestri, veri sequestri.... Non parliamo di quelli de' fratelli Sala; la colpa fu di compare Vincenzo, che, lasciato a guardia de' sequestrati, pensò d'ubbriacarsi....
Alla lettura del D’Angelo furono presenti, oltre un buon numero di amatori, i due Di Blasi, il Gregorio, l’Angelini, Bibliotecario della senatoriale, il Barone Forno, il Morso, il Di Chiara, l’arcidiacono Dini, D. Camillo Genoese di Caltanissetta, il Conte D. Vincenzo Castello, figlio di Gabriele, il sac. D. Francesco Polizzi, Decano della Magione, ed il giovanetto Duchino di Camastra, assidui frequentatori della Societ
Non eran cinque minuti che Drollino era scomparso, quando Vincenzo, il cameriere della Duchessa, si presentò sulla spianata. Drollino chiamò Drollino! È andato via or ora rispose il vecchio mozzo. Cosa c'è? Subito, subito, insellare Mia per la signora Duchessa, e Drollino si prepara ad accompagnarla. Il mozzo s'alzò.
Vincenzo era troppo avvezzo alle gherminelle di scuola per non capire all'istante. Quel fogliolino era la traduzione latina, la sua salvezza, la sua veste da prete, il seminario, il benefizio, la ricchezza della sua famiglia. La gioia lo invase, gli diede un tremito per tutte le membra, un calore ardente alle guancie. Ma non gridò, seppe frenarsi.
Per questo appunto la curia gli aveva concesso un coadiutore in don Vincenzo, pretucolo grasso, bracato e piaggiatore, il quale menava la vita facendo della mensa un altare, e dell'altare una mensa.
E per insinuarsi nell'animo di quell'uomo, si messe a contargli il come e il quanto lo rispettassero compare Angelo e compare Vincenzo. Umh, gli disse infine, compare Mariano aveva torto se credeva che gli si avesse voluto fare uno smacco: che si sapeva che uomo era; ma.... i tempi correvan difficili... non c'era più alcuna risorsa, non più amici fidati.
Qui dice la storia come di quei giorni Vincenzo Gonzaga duca di Mantova fosse morto senza eredi e Carlo di Nevers duca francese, suo prossimo parente, si credeva in diritto di succedergli nel Mantovano e nel Monferrato .
Aveva indugiato a mettere Vincenzo in seminario finchè non avesse passate tutte le classi che poteva fare in paese, dove c'era un ginnasio di terza classe per tardare quanto più era possibile ad aggravare il bilancio di famiglia con quella pensione.
La nascita di Gian-Paolo gli rimise il diavolo in corpo e la vista della disunione che ne era derivata fra i parenti lo infervorò all’impresa. La scena seguita in chiesa lo persuase essere venuto il tempo di provvedere e lo stesso giorno dopo vespro eccolo incamminarsi verso la casetta di Vincenzo per cominciare la cura.
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