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Piove sul bagnato! si contentò di dire l'Adelantado, che tosto, consigliato dal fratello, a cui la gotta non consente di lasciare il giaciglio, prende un'antenna di rispetto, ne fa un piccolo albero, fortificandolo di legname preso dai castelli di poppa e di prora, strettamente lega ogni cosa con gran giri di fune, e vi adatta la vela. Si naviga ancora verso levante, ma incappando presto in un altro fortunale, che porta via l'albero di trinchetto. In tal guisa l'Atlantico rabbioso dava congedo al suo domatore: e in tal guisa, fatte settecento leghe di mare e d'angoscia indicibile, nella mattina del 7 novembre il legno disalberato afferrava San Lucar di Barrameda, donde il signor Almirante, sfinito da due anni e mezzo di continui travagli, tormentato dalla gotta e più dal pensiero della umana malvagit

O catene, o prigioni, o sferzate ricevute da' mori, quanto veramente mi eravate piú dolci; o perigli di mare, quanto mi eravate piú soavi; o mare, mio nemico capitale, perché mi lasciasti vivo, mi hai posto in questi travagli! Andai in Barbaria per acquistare danari, e perdei me stesso; per far conti col mio compagno, vi lasciai la persona.

FACIO. Un di travagli che abbiamo in questa vita è l'aver a trattar con questi sarti ladri assassini, che dopo averti fatte tutte le tirannie possibili al panno, a' finimenti e alle fatture, gli piace, per farti il peggio che sanno, di straziarti una settimana in darti le vesti fatte, ancorché potessero farle in una ora.

Al solco Durissimo fra tanto, a l'aere impura Suda il magro colòno; e, se la verga Del discreto signor non gli distende Le bronzee terga e lo flagella a morte, Ben felice esser dee, che possa un giorno, Dai travagli consunto e dal digiuno, Cader sovra l'aratro, e con le ignude Ossa impinguar del pio padron la gleba.

Calma, molta calma, emollienti, torpenti, e sperare in Dio; ma certo ci sarebbe voluta la gioventù, e una macchina meno maltrattata da tanti travagli e burrasche. L'infermo aveva spesso la visione del passaggio imminente. Guardava davanti a nello spazio, con gli occhi sbarrati, dolendosi di non vedere più nulla.

CONSTANZA. O Dio, che sommamente desio vederla. PARDO. Attilio, va' su e fa' calar la tua sorella. ATTILIO. Vado. PARDO. Come sète venuta cosí sola. CONSTANZA. Lungo tempo bisogna, consorte mio, a narrar lunga istoria della servitú sofferta fra quei cani, de' lunghissimi travagli del viaggio, che non son stati minori. PARDO. Ecco la tua figlia Cleria.

SIMBOLO. Il caso è da temerne; ma i consigli de' vecchi son tardi ché non si muovono con tanta fretta, e poi egli ha desio maritarvi in Ispagna. DON IGNAZIO. Or conosco la mia sciocchezza a lasciarmi persuadere da te di accettar il partito di mio fratello: con non men infelice che ignobil consiglio tu mi hai posto in tanti travagli.

Or dunque, ne la prima descrive in quanti affanni e travagli qualunque uomo, per fallo del primo nostro padre Adam, nasce in questo mondo, chiamandovi Natura «crudele matregna»: da la quale di scorze, peli, piume e squame provveduto viene ad ogni altro animale quantunque vilissimo; ed egli solo, nudo nascendo, non ha schermo alcuno e difesa contra le ingiurie del tempo.

Figlia, ti prego per quello latte che asciugasti dalle mie poppe, per quei dolci travagli che ho sofferti in allevarti e nudrirti giacché tu non conosci tua madre, ch'io son stata la tua balia e la tua madre, che tu non corri con tanta furia. Vo' partirmi, ché non ti incontri con lui dinanzi gli occhi miei. Ahi, che solo pensandoci mi si schianta il core!

Onde avendo passati innumerabili travagli, posso innumerabilmente ringraziare il cielo che mi veggia salvo. Vo' aviarmi verso la casa mia. O Cricca, che tu sia il ben trovato! Come sta Pandolfo mio amico? CRICCA. Mi rallegro dell'accrescimento del vostro stato: che di padron che vi sia Pandolfo, or vi sia divenuto amico. GUGLIELMO. Che dice il mio caro Cricca?