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Nei bauli, due triste casse di legno, il fratello e la sorella rinsaccavano alla rinfusa biancheria, libri, stoviglia di casa non troppo maltrattata dal tempo, gli abiti ancora buoni ad usare in camera, del lardo, del cacio, la coltre, le lenzuola.

Allora essa correva a rifugiarsi accanto al camino e non si sentiva più neanche respirare. La mamma non osava difenderla, perchè gliela avrebbero maltrattata peggio che mai; ma la cercava sempre con gli occhi pieni di tenerezza paurosa.

Scese allora per la quarta volta Arrigo, ma non fece frutto; anzi, la parte papalina, giá forte, si rinforzò per il matrimonio di Corrado colla figliuola di Ruggeri Normanno conte di Sicilia ; ed Urbano tenne in quell'anno due grandi concili, uno a Piacenza, dove comparí Adelaide di Russia, seconda moglie d'Arrigo IV pur maltrattata da lui; e dove si deliberò la prima e maggior crociata, bandita poi al concilio che seguí in Clermont in Francia.

«Vegga l'Altezza Vostra: io, ho novantanove anni, ed ho sempre stentato al mondo o sofferto e servito: sempre sono stata maltrattata e schernita. La vita mia è sempre appunto il contrario della vostra, di voi che siete accarezzata ed ossequiata da tutti, che non avete mai sperimentato cosa sia bisogno e penuria, che innanzi di aver finito di esprimere un desiderio lo vedete gi

Calma, molta calma, emollienti, torpenti, e sperare in Dio; ma certo ci sarebbe voluta la gioventù, e una macchina meno maltrattata da tanti travagli e burrasche. L'infermo aveva spesso la visione del passaggio imminente. Guardava davanti a nello spazio, con gli occhi sbarrati, dolendosi di non vedere più nulla.

Aveva il Presidente Veneri nel suo equipaggio qualche cosa di somigliante a quello del senatore ministro Prina, e, da quanto mi fu detto in seguito, la servitú del Presidente, quando il popolo entrò nel cortile, creduta essere quella del conte Prina, fu ingiuriata e maltrattata. Terminato quel breve dialogo fra me e l'incognito, vidi al mio lato destro il conte senatore Thiene, il quale, essendo gottoso ed essendo stato vivamente ingiuriato quando entrò nella porta del palazzo, lentamente si avviava e non senza timore. A tale vista io mi levai dalla moltitudine, che mi circondava, e, presolo sotto braccio, gli dissi: «Venite con me, ed andremo sicuri». Passai seco i portici e lentamente scesi le scale fra mezzo alla folla del popolo, il quale rimase tranquillo, e solo udivasi un moderato bisbiglio, quale suole formarsi ove molti se ne stanno discorrendo di qualche fatto. Scese le scale, fortunatamente la mia carrozza s'inoltrò alla porta grande; ma quale non fu la mia maraviglia all'atto di farvi montare il conte Thiene e di entrarvi io stesso, veggendo in essa, sebbene non fosse che di quelle dette bastardelle, fatta per due o tre persone, tre senatori ivi rifugiatisi. Erano questi i conti Carlotti, Condulmer e Massari. Rimase in sospeso a tal visto il conte Thiene, e non senza timore; ma io presolo sotto braccio ed aiutandolo: «Salite, dissi, che in qualche modo ci entreremo tutti due». Montammo infatti, adagiandoci come potemmo; uscí dal palazzo la carrozza, ed il popolo gridando «Bravo Verri, evviva Verri» seguiva la carrozza correndo. A questa vista mi venne primieramente in pensiero di andare alla casa paterna situata dirimpetto al Monte Napoleone, e però vicina; cosí ordinai al cocchiere, lusingato che, quando fossi in detta casa, il popolo si sarebbe ritirato. Accortomi però subito della falsit

Si rimise a vivere; andò a trovar qualche amica, la quale non pareva saper nulla, ma non domandava nulla intorno a quanto aveva fatto Loredana in quell'ultimo tempo; uscì a passeggio, e perfino un giorno, un giorno dal sole furioso, le salì alle labbra un motivo che non le piaceva e che pur l'inteneriva, e si provò a cantare, e tacque subito, perchè quell'aria le rammentava la cameretta cara di Sirmione e la povera signora Teobaldi, tanto maltrattata in principio, che si girava sullo sgabello di reps rosso, e diceva, aspettando un elogio: Eh?

In una notte come questa sarebbe peccato negare ricovero, ad un cane. Don Fulgenzio attraversò il porticato e andò a schiudere la porticella che dava sulla, via. Dio di misericordia!.... Venite, venite, povera signora! Si è mai veduta una creatura umana più maltrattata dalle intemperie?

Sembra quasi incredibile che una razza così maltrattata, benchè rinnovata per l'aggiunta di nuove famiglie, tuttavia quasi sempre della medesima stirpe decadente, abbia potuto sopravvivere, attraverso i secoli, in quegli stretti vicoli, in mezzo a quell'atmosfera appestata, conservandosi per secoli sempre la stessa, quasi vivendo una vita tutta propria.

, , le ultime, poichè io ho trovato in questa mia anima, così maltrattata, così ingiustamente maltrattata da chi non doveva mai farlo, ho trovato una sublime speranza, Giovanni, quella di poter essere un'altra donna, quella di poter amare con un infinito entusiasmo e una infinita devozione, quella di poter essere in una estrema tenerezza, una donna leale, pia, umile, vivente solo per voler bene, così, come una povera creatura ammalata e convalescente si innamora della vita, di nuovo!