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Il Ghetto e gli ebrei di Roma. Ammassato in un cupo e triste angolo dell'Urbe, rimpetto al Trastevere, abita qui da più secoli, quasi reietto dal resto del genere umano, il popolo degli ebrei di Roma. Di essi tratteranno queste pagine, che l'autore ha ricavato parte da scritti antichi e moderni, parte dalla bocca degli stessi ebrei. Più volte chi scrive ha percorso il Ghetto romano, e la sua popolazione, unica antica rovina vivente fra le rovine della citt

Dinanzi all'osteria di Muzio Scevola, in Trastevere, sventolavano un sabato sera le bandiere tricolori e quelle gialle a rosse del Comune di Roma, e dalle finestre delle casupole vicine pendevano tralci di lauro, ai quali erano appesi i lampioncini di più colori, pronti per la illuminazione.

Una sera, mentre erravo per il Trastevere, sentii una ragazza che, sola, seduta sulla scala di una casa deserta, cantava, seria e pensosa: «O Roma antica, Roma illustre, non sei piùQueste dolorose parole sulla bocca di una fanciulla mi parvero piene di significato. Non poteva dunque sorgere fra le rovine di Roma un genio lirico, vivace ed ingenuo?

Ma chi avrebbe mai supposto, esclamò il Sorani, che era un ometto magro, tutto nervi, che non sapeva star fermo un istante, chi avrebbe mai supposto che il principe della Marsiliana, così muto, avesse nel cervello delle idee come quella della stazione in Trastevere! Pareva occupato soltanto di , dei suoi cavalli, e stufo anche delle donne.

Ma torniamo indietro al nostro racconto, Una sera dei primi di marzo in una stanzuccia sul di dietro della casa di Manlio in Trastevere s'eran riuniti, Attilio, Muzio e Silvio per conferire sul da farsi.

Sono essi che si degnano dare a te il loro voto, piuttosto che ad un altro, e affidarti i loro interessi morali e materiali. Ed è appunto toccando la molla dell'interesse che li ho guadagnati alla mia causa. Altrimenti con quella Camilla e la sua smodata devozione, non avrei potuto davvero contare sull'appoggio del Trastevere.

«Le urgenze del momento esigono che c'intendiamo subito e quindi oggi vorrete immancabilmente trovarvi con la vostra truppa sulla piazza di S. Maria in Trastevere per tutte le comunicazioni». «Salute e fratellanza». Dalla piazza del Vaticano 29 aprile G. Garibaldi.

«Romani! Era necessario dare una risposta di sangue alla proclamazione dello stato d'assedio, e voi l'avete data; era necessario porre tra voi ed il Papa una barriera di cadaveri, ed uno solo dei massacrati di Trastevere basterebbe a provare al mondo che non è più possibile una conciliazione fra Roma e i suoi tiranni. Se ciò non basta, se l'Italia non si affretta ed esita, se la vittoria non deve arriderci ancora, non sar

Questa asserzione che io non sia capace di svolgere l'idea della stazione in Trastevere, è una asserzione stupida, un mezzo per gettare la sfiducia fra i miei elettori; ma glielo farò veder io se sono capace; glielo farò vedere a questo stupido scribacchino del Fieramosca, continuava don Pio, cercando in altri giornali se si parlava della sua candidatura.

Abbandonata la prima linea di difesa i nostri si ritirarono alla seconda, la quale come accennai veniva formata da parte delle mura costruite dallo imperatore Aureliano prima che movesse alla impresa di Palmira: elleno per bene dodici miglia circuivano l'antica Roma lasciando fuori il Trastevere e il Vaticano; Urbano VIII le squarciò da un lato addentellandoci le nuove mura, che dalla porta Cortese scendono fino a porta Cavalleggeri, sicchè parte della cinta dello imperatore Aureliano rimase dentro di quelle, e precisamente tutta la porzione, che arrivava fino alla porta Settimiana; questo frammento, e meno tutto somministrò le ultime difese ai Romani.