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Aggiornato: 28 maggio 2025


I' m'accostai con tutta la persona lungo 'l mio duca, e non torceva li occhi da la sembianza lor ch'era non buona. Ei chinavan li raffi e <<Vuo' che 'l tocchi>>, diceva l'un con l'altro, <<in sul groppone?>>. E rispondien: <<Si`, fa che gliel'accocchi!>>. Ma quel demonio che tenea sermone col duca mio, si volse tutto presto, e disse: <<Posa, posa, Scarmiglione!>>.

LELIA. Dico ch'è il cuore che mi duole. FLAMMINIO. Ed a me, forse, molto piú. Tu hai perduto il colore. Vattene a casa: e fatti scaldare qualche panno al petto e far qualche frega dietro alle spalle; ché non sará altro. Io sarò or ora e, bisognando, farò venire il medico che ti tocchi il polso e vegga che male è il tuo. ' qua, un poco, il braccio. Tu sei gelato. Orsú! Vattene pian piano.

L'orologio del vescovo Olivarez batté due tocchi. Ogni volta che quell'orologio scoccava, Estebano trasaliva. Quell'orologio è lugubre, pensò; pare il dito d'uno spettro che bussi l

Ma le allodole trillavano, si svegliavano le passere accovacciolate ne' tetti, fu il segnale del concerto al quale presero parte tutti i volatili. La vetta brulla di S. Caloggero si tinse di porpora, a oriente apparve l'orlo d'una palla dorata, la luce irruppe giù per le spalle dei monti, salutata dai tocchi a festa delle campana della parrocchia.

Egli dava gli ultimi tocchi di stecca agli occhi, facendovi la pupilla, dove quasi sprizzava una luce che animava il busto straordinariamente; e lavorava intento, con estrema delicatezza, mentre io sentivo più e più invasarmi dall'idea che stèssi per perdere la mia personalit

Loredana era scattata in piedi nuovamente; pareva davvero una viperetta, con la testa dritta e gli occhi sfavillanti: Vada via! gridò. Vada via; non mi tocchi! La disprezzo, gliel'ho detto. Vada via, vada via subito!... Berto si ritrasse. Vada via subito! incalzò Loredana. Non voglio più vederla! Vada via subito, o chiamo!

AP. Perchè mi par cosa da ridere, che fatto un circolo, e untosi il corpo con esso uno unguento, non so in che modo, e dette mormorando non so che parole, si mescolino coi demonj e che quelle ribalde cavalchino la notte sopra quel legno, col quale si concia il lino e la canapa, sopra capre, sopra becchi, o sopra montoni, e che altre siano portate per l'aria più veloci che il vento. E che si trovino nelle congreghe di Diana e delle Erodiadi a scherzare, mangiare, bere, e a pigliare disonesti piaceri. Ma avvertisci che come io ho inteso, non vi vanno tutte ad un medesimo modo; imperocchè dicono alcune esser portate per la più alta regione dell'aria, altre più presso a terra, e altre affermano andarvi con l'animo e non col corpo, e essere posate sopra il lago Benaco in monti altissimi: meravigliomi che non abbino detto sopra il monte Micala a star con Talete, o sopra Mimante con Anassagora. Alcune altre dicono esser portate all'arbore di Benevento, oggi detta (se io non mi inganno) la noce di Benevento. [Da Cice. de. le. de. le. II.] Ma quale è la causa che non son poste più tosto nell'Arpinate, essendoci pur più vicino alla quercia di Mario? e se non grava loro l'andar più lontano, perchè non vanno elleno alla quercia d'Alessandro nel Cheronesso? In oltre si dice che abbiano a fare coi demonj, li quali essendo (pur come io credo) senza corpo, come possono esser tocchi? Che libidine, e in che modo possono le donne di carne con una certa loro imagine vana pigliare diletto? Le fantasime so io che sogliono scherzar coi morti, ma non gi

I quattro tocchi della campana si fecero udire in mezzo ad una di quelle tali pause che si riscontrano nel dialogo più vivo, come una radura che lascia veder l'orizzonte, nel fitto di una boscaglia. Dio mio! le quattro! esclamò la contessa.

Prima risponde con i calci che con la lingua: certo deve esser di razza di mulo. NEPITA. Se avessi detto d'asino, . GRANCHIO. ben, di razza d'asino volevo dire. NEPITA. E tu un'altra volta lasciami stare. Ma certo che tu non serai altro che un prosontuoso, poiché arrogantemente parli e prosontuosamente tocchi. GRANCHIO. È cosí gran male il toccare?

così la mia memoria si ricorda ch’io feci riguardando ne’ belli occhi onde a pigliarmi fece Amor la corda. E com’ io mi rivolsi e furon tocchi li miei da ciò che pare in quel volume, quandunque nel suo giro ben s’adocchi, un punto vidi che raggiava lume acuto , che ’l viso ch’elli affoca chiuder conviensi per lo forte acume;

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