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NEPITA. O che l'avesse incontrata io questa sventura, che non l'arei fatto saper a voi a vostra figlia, e me l'arei saputo goder questo tempo. SANTINA. E chi può guardarsi da simil sciagura? entrar un giovane prosontuoso, vestito a donna, in una casa onorata per disonorarla?

Dimmi un poco: ti par cosa convenevole che tu, nato e allevato in casa mia e sempre ben trattato, m'abbi tradito nel modo che hai tu fatto? MASTICA. Io traditore? questo non si troverá mai. SENNIA. Portarmi un prosontuoso dinanzi, con dir che sia mio figlio per farlo adultero di mia figlia! MASTICA. Oh! che io perda l'appetito per dieci giorni e il gusto del vino se so nulla di ciò che dite.

MALFATTO. Te nne vai, eh? Odi, di grazia; ascolta un'altra volta. TRAPPOLINO. Che vòi, prosontuoso? LUZIO. Ché non li gitti qualche pitale nel capo, si lo hai? E levatello dinanzi. MALFATTO. Eh! non far, de grazia, fratello: vòi? TRAPPOLINO. Son contento. Ma dimme: chi adimandi? MALFATTO. Adimando che vorria parlare di portante a lui. TRAPPOLINO. Chi diavolo sei tu? MALFATTO. So' quello.

LAMPRIDIO. Chi son questi che stanno dinanzi la porta nostra? MASTICA. Son poveretti che devono dimandare la elemosina. TEODOSIO. Olá, o di casa! MASTICA. Ché batti? vuoi tu spezzar questa porta? TEODOSIO. È forse tua madre, ché temi che sia battuta? MASTICA. Non ti morrai di fame tu per non essere importuno e prosontuoso. TEODOSIO. È importuno e prosontuoso chi batte le porte di casa sua?

Prima risponde con i calci che con la lingua: certo deve esser di razza di mulo. NEPITA. Se avessi detto d'asino, . GRANCHIO. ben, di razza d'asino volevo dire. NEPITA. E tu un'altra volta lasciami stare. Ma certo che tu non serai altro che un prosontuoso, poiché arrogantemente parli e prosontuosamente tocchi. GRANCHIO. È cosí gran male il toccare?

Barro assassino, senza vergogna e senza coscienza, ti par poco portarmi un furfantello storpiato con la lingua di fuori, e farmi scacciar di casa un uomo onorato, per favorir un prosontuoso sfacciato che vestito da fantesca tendeva insidie all'onor della mia casa?

PRUDENZIO. Ove è questo abominevole mostro prosontuoso? Non odi, no? MALFATTO. Che volete? PRUDENZIO. Perché non vai dove t'ho detto? MALFATTO. Perché non me piace. PRUDENZIO. Adunque devi stare con noi e devemoti stipendiare e hai da fare a modo tuo, eh? No, no, no! MALFATTO. , , ! Hai visto che festa è questa? PRUDENZIO. Malfatto, vien qua. Audi duo verba.