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121 Non tosto all'asciutto è Rodomonte, che giunto si sentì su le bertresche, che dentro alla muraglia facean ponte capace e largo alle squadre francesche. Or si vede spezzar più d'una fronte, far chieriche maggior de le fratesche, braccia e capi volare; e ne la fossa cader da' muri una fiumana rossa.

GERASTO. Maritaremo subito Fioretta e la caveremo di casa, che non è buona per servire: è troppo delicata, pare una gentildonna; ne troveremo una piú rustica, che possa spezzar legna, carriarle, far la bucata, star in cocina e sovra tutto, bisognando, toccar delle bastonate. SANTINA. Fioretta l'ho maritata giá. GERASTO. L'ho maritata io con un mio amico con men di dugento ducati di dote.

Tal costui venne, e col lucente acciaro L'elmo gemmato ad Ottoman percote; Mille accese faville al cielo andaro, E sonaro le piaggie indi remote; I gran diamanti, onde l'elmetto è chiaro, Il brando, ben che fin, spezzar non pote; Ben del feroce Re l'animo accese, Ch'a lui si volse, e sul terren lo stese.

Fu di quegli schianti appassionati, che sfiorano i giovani corpi come folate aquilonari, e in una vita rimangono, inestinguibili. Ambedue gl'innamorati risplendevano, per la gioia di spezzar fugacemente la catena diuturna, di riscattare il passato gelido, forse l'avvenire temibile, con un magnifico slancio d'oblio....

Questi sono gli onor? Vo' che tu impari per l'altre volte. TIMARO. Oimei, padron! Son morto. CRISAULO. Ti vo' spezzar quella testa balorda. Chi te l'avea commesso? TIMARO. Oh gramo a me! CRISAULO. S'io vi ritorno... TIMARO. Oimei, che ho rotto gli ossi! Morrò in duo . PILASTRINO. Oh! co! Non piú, Crisaulo. Oh! co! Crepo di rise.

LAMPRIDIO. Chi son questi che stanno dinanzi la porta nostra? MASTICA. Son poveretti che devono dimandare la elemosina. TEODOSIO. Olá, o di casa! MASTICA. Ché batti? vuoi tu spezzar questa porta? TEODOSIO. È forse tua madre, ché temi che sia battuta? MASTICA. Non ti morrai di fame tu per non essere importuno e prosontuoso. TEODOSIO. È importuno e prosontuoso chi batte le porte di casa sua?

L'una zuffa e poi l'altra io vi vo' dire, Che in due luoghi ad un tempo si travaglia; Lo strepito è si grande del ferire, Lo spezzar della piastra e della maglia, Che fa chi guarda intorno sbigottire.

Voi avete una poca discrezione, perdonatemi. Chi voi sète? Oh! Par che voi vogliate spezzar questa porta. GIGLIO. Voto á Dios e a santa Letania che anco la brusciarò, se non mi rendide mio rosario. PASQUELLA. Cercatevene pure altrove; ché in su l'orto non ce ne abbiam, de' rosai. GIGLIO. Non dico se non mis paternostros. PASQUELLA. Che n'ho io a fare, se voi non dite se non i vostri paternostri?

Vel dirò in greco, in volgare e in latino, che porrò il piede fuor di questa soglia, quando parrammi e quando n'avrò voglia. Dicea Ruggero: O Dio, cara sorella, voi volete far scene sempremai. Sapete giá che una sposa novella senza parenti al sposo non va mai. Voi volete spezzar la campanella anche a questo contratto, che accordai con un'antipatia particolare, siccome vi dovete ricordare.

«Tu mi garrisci e in un mi riconforte, Dissi, e poichè alla Chiesa un Volta crede, Spezzar de' dubbii spero le ritorte». «Le spezzerai! quegli gridò con fede; Vedrai che bella fra' più colti ingegni Anco religïosa anima incede!