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Aggiornato: 28 luglio 2025


Quella testina dopo essersi volta a destra verso il crocicchio della strada, ove finito il portico si vedevano transitare i passanti, si ritirava poi riaffacciandosi ancora nell'inquadrato della finestra e con una mossa affrettata, timida, si voltava in su...

La marchesa parve alquanto sconcertata, ma riprese bentosto: Era tanto felice mia madre!... Era tanto innamorato quel povero marchese!... Ed io era...timida tanto a quei tempi, e tanto devota a mia madre!... La tua frase non poteva essere più esatta quando dicesti, che io ho sacrificato i miei nobili affetti!... Non lo doveva io forse, trattandosi della sola creatura che io amava al mondo, della ottima madre mia?

Signore, alla vostra salute! disse l'Americano al negro, alzando il bicchiere verso di lui come insegna il rito della tavola inglese. Grazie, signore; alla vostra! rispose il negro e bevettero tutti e due. Nell'accento del negro v'era una gentilezza tenera e timida e una grande mestizia.

Ma a qual pro, diranno i lettori, volea Giovanni fare intervenire alla tenebrosa assemblea una timida e dilicata fanciulla qual'era Rosina? Giovanni in ciò aveva le sue buone o cattive ragioni: ei voleva sempre più impressionare i settari che nulla a lui era impossibile; e d'altronde era vago di brillare in faccia all'amata fanciulla nell'apogeo della sua gloria. Le catacombe eran per lui il suo mondo, il suo seggio; era l

Gli pareva un'ostentazione di diffidenza, e si metteva in diffidenza anche lui. La contessa invece avrebbe voluto svincolarsi da quelle soggezioni, ma era timida, non osava più. Prima era andata parecchie volte alla fonte sola: ma, dacchè conosceva Fausto, le sarebbe sembrato di andare a cercarlo; si sarebbe vergognata di lui più che degli altri; e si circondava più che mai.

Si lasciò abbracciare dal vecchio suocero, si lasciò condurre da lui fino alla vettura, lasciò ch'egli parlasse e si congratulasse: non ritirò la mano ch'egli volle baciare e quando gli parve di aver vinta la grande emozione del primo incontro, domandò con voce, in cui tremava una timida emozione: Dov'è lei? Lei... lei, è a Vigevano. Piange, si dispera e fu per morire.

Dunque?... Domani?... le chiese il Vharè, sottovoce. Lalla lo guardò appena, timida, amorosa, poi palpitando più forte e premendogli il braccio con le dita della mano, ch'ella vi aveva appoggiata, chinò il capo senza rispondere. Alle due? insistè l'altro. La duchessina non lo guardò, ma rispose un lento, quasi inintelligibile, che corse con un brivido per le vene di Giacomo.

Ritornato a Firenze, la titubanza della Signoria e la timida insufficienza del Soderini dovettero ancora fargli sentire più vivamente quello che avrebbe potuto diventare il Valentino signore di Firenze.

Quelle ore lunghe, eterne del Caffè, erano proprio un supplizio per la povera Agnese. Non sapeva come stare, come muoversi, dove guardare, che cosa rispondere ai professori che la interrogavano, tenuta sempre in una gran soggezione dalle occhiatacce e dai cenni stizzosi della signora, che la bambinaia studiava attenta, spaurita, ma che non riusciva a capire, perchè non indicavano mai le stesse cose. E rimaneva muta e sgomenta, cogli occhi imbambolati, rossi e gonfi, per il gran piangere che aveva fatto durante il giorno. Soltanto sulla faccia assonnata del conte Venceslao ella intravedeva, qualche volta, uno sguardo benigno di compassione! e la bimba avea preso a voler bene al signor Conte, e gli era grata anche di quella timida e inefficace piet

Ella stava dubbiosa e timida, come la volessi uccidere; e io con le piú dolci parole che sapeva, dicea: Dolce Fioretta mia, cara mia moglieretta, core, vita, occhi!... SANTINA. Mira il furfante con quanto sapor lo dice! GERASTO.... L'abbraccio e mi sento pungere il mustaccio, come fusse uomo.

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