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Aggiornato: 22 ottobre 2025


Or mai vaneggia Speranza alli Ideali. Si spense in ciel la stella: il Cavaliere calò la buffa e disse: «E sia: avanti! «Addio, gioie d'amor, addio, piacere «feroce delle lotte e risuonanti «scudi ed ardite imprese in sul cimiereIl cavallo nitrì, volse la testa come per dimandare ed il Barone: «Che temi? Alla mia festa «che mi sacrò dal nascere la Sorte, «alla Consolazione «vado, alla Morte

Allora Emilia corse alla finestra che guardava in giardino, e vedendo la sorella passare indi a poco, mosse le labbra per ripetere la preghiera. Ma di nuovo, il destino la trascinò: «No, è inutile; di che cosa temi? Va a Nervi; perchè inquietarla con le tue paure?» E la donna, obbedendo, cadde sul divano, e scoppiò in pianto dirotto.

«Pazza, che ridi e soffri, che smanii quando ridi, e dubiti, e temi, mentre beffi i tuoi dubbi e le tue paure. No, nulla devi all'uomo che ti abbandona, nulla al mondo che ti tiranneggia indifferente; ed a te stessa, unicamente, la vita, l'amore, la giovinezza devi. Non sei nata per consumarti nella solitudine, per avvizzirti nell'aridit

E quegli benedica le nostre nozze. Poi.... O Imilda, ci abbiamo pensato? Ugo fu come ghermito da un pensiero. E di che temi dopo? Dio sa che tu sei mio, ch'io sono tua. Se così volle per tormentarci, questi istanti audacissimi di vita vincono tutti gli anni! Imilda dubitava fieramente Ugo: non posso! non devo! Come mi ami poco! Ma non vedi? Io fuggo anche da mio padre per te!

Parlarono, sul principio, di cose leggère, variazioni di temi comuni cui era troppo difficile sfuggire in quel giorno: la tranquillit

Ma che veggio? mentr'io son presa a scherno, tacito, e dubbio, e inulto, stai tu appresso alla cagion d'ogni tuo danno? In vero, signor del mondo egli è Nerone! il volgo pur la sua donna a lui prefigge. OTTAV. Hai sola tu di Nerone il core: omai, che temi? Io prigioniera vile, io son l'ostaggio della ondeggiante fe d'audace plebe.

Allorchè Roberto s'era accinto a leggere la lettera di sua madre, Maria aveva chinato lo sguardo sul suo libro di temi. Però, mentr'egli scorreva rapidamente i foglietti vergati dalla signora Federica, gli occhi della giovinetta s'erano alzati più di una volta dal quaderno e avevano cercato di indovinare nella fisonomia dell'ingegnere l'impressione prodotta in lui da quella lettura. Una lettera della mamma? Pareva a Maria che dovesse di l

«E sempre fuggire, e sempre fuggire, ferire mairispondeva il Caserta «vattene, se vuoi; io aborro il consiglio della paura; non passò anche un'ora che mi apparecchiava a partirmi da questa vita senza vendetta, adesso avanti di morire posso sperare di vedere il sangue del mio nemico; è mancata la vendetta della mente, quella della mano non può mancare: non sei anche tu armato di pugnale? che temi?

LAMPRIDIO. Chi son questi che stanno dinanzi la porta nostra? MASTICA. Son poveretti che devono dimandare la elemosina. TEODOSIO. Olá, o di casa! MASTICA. Ché batti? vuoi tu spezzar questa porta? TEODOSIO. È forse tua madre, ché temi che sia battuta? MASTICA. Non ti morrai di fame tu per non essere importuno e prosontuoso. TEODOSIO. È importuno e prosontuoso chi batte le porte di casa sua?

Parlavano di cose semplici, temi usuali della conversazione. Ma due o tre volte Giorgio Filomarino fissò il suo sguardo dominatore sopra Adriana e la vide impallidire. Due o tre volte la voce di Adriana tremò in una insolita vibrazione.

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