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Aggiornato: 17 giugno 2025
Fiera è questa torre in cui per brevi spiragli penetra poca luce, e il piano destinato alla carcere si è il primo che sovrasta all'ingresso della Rocca. La scala che conduce ad essa passa per gli appartamenti di Stefano: la porta ne è tutta di ferro, e presso alle imposte di sasso è aperto un tortuoso pertugio che appena consente il passaggio ad una mano, onde per questo ministrare al prigione lo scarso cibo, allorchè non si vuole penetrare la carcere. Stefano ne tenea sempre seco le chiavi, nè si apriva quella porta fatale s'egli non era presente, nè alcuno si accostava al prigioniere senza che esso ne spiasse i moti e gli sguardi, perchè temea mosso a piet
16 E perché era cortese, e n'avea forse non men de' dui cugini il petto caldo, l'aiuto che potea tutto le porse, pur come avesse l'elmo, ardito e baldo: trasse la spada, e minacciando corse dove poco di lui temea Rinaldo. Più volte s'eran gi
Raccoglieva pazientemente per la sua scala tutte le cordicelle, tutti i piccoli stracci che trovava: e lavorava, di notte, nel formarla a pezzo a pezzo; nè gli rincresceva il lavorar cinque o sei mesi a farne pochi centimetri. La pena maggiore era il tenerla nascosta; or la portava con sè; e avresti udito i battiti del suo cuore: ogni secondino, ogni guardia in cui s'avveniva temea lo frugassero.
23 Almonio, che di ciò nulla temea, immantinente inanzi il camin piglia alla citt
E ch'orribile giogo e di martiri Formidabile scempio ella temea? Quando commossa da superni giri A lor sen venne vedovella Ebrea, E tante aste ferrate e tanti dardi Rivolse in fuga col fulgor dei guardi? Col forsennato duce ella sorride, Per adescarlo sue bellezze adorna, E dove dee bearlo, ivi l'ancide, Quinci col fiero teschio a' suoi sen torna.
Quei, che l'amaro calice accettando, Com'uomo il rimovea raccapricciando! Con qual desìo la settima festiva Aurora io nel mio carcere attendea! Per sei giorni in mestizia illanguidiva, O la mente pensosa egra fervea, E talor preda sì di larve giva, Che il lume di ragion perder temea: In quell'ore io talvolta Iddio cercava, E, inorridisco in dirlo! io nol trovava.
E s'infingesser di scïenza a' rai Scoperto aver ch'Ara, Vangelo e Dio, Fuor ch'esca a plebe, altro non fosser mai. Temea non forse alfin dovessi anch'io Da' miei studi esser tratto a dir: La scuola, Che mi parlò d'un Crëator, mentìo. Ma benchè ardito e avverso ad ogni fola, E benchè in secol tristo in ch'ebbe regno Quella filosofia che più sconsola,
49 Ma come l'orso suol, che per le fiere menato sia da Rusci o da Lituani, passando per la via, poco temere l'importuno abbaiar di picciol cani, che pur non se li degna di vedere; così poco temea di quei villani il paladin, che con un soffio solo ne potr
«Templum est super cloaca aedificatum». SEN. Piú bello, altero, candido e vivace nullo animal di questo vidi mai; tanto mi piacque allora, che 'l fugace e timido desio presto frenai, volgendol tutto ove sperava pace in duo begli occhi, anzi potenti rai, ch'umilemente alzati sol d'un cenno quanto temea davanti obliar mi fenno. «Bona domus, malus hospes». SOCR.
ond'ir ne convenia dal lato schiuso ad uno ad uno; e io temea 'l foco quinci, e quindi temeva cader giuso. Lo duca mio dicea: <<Per questo loco si vuol tenere a li occhi stretto il freno, pero` ch'errar potrebbesi per poco>>. 'Summae Deus clementiae' nel seno al grande ardore allora udi' cantando, che di volger mi fe' caler non meno;
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