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Aggiornato: 10 luglio 2025


Cotanto è giusto quanto a lei consuona: nullo creato bene a la tira, ma essa, radïando, lui cagiona». Quale sovresso il nido si rigira poi c’ha pasciuti la cicogna i figli, e come quel ch’è pasto la rimira; cotal si fece, e leväi i cigli, la benedetta imagine, che l’ali movea sospinte da tanti consigli.

Che so io? che debbo dirvi, messere? rispose il Fiesco, più impacciato che mai. Mi ha parlato vagamente di certe cose, che la trattenevano ancora. Hanno sempre tanti impicci, le donne! e non tutte, per cavarsi d'impicci, hanno l'arte e gli abiti del mozzo Bonito. Credo ancora che avesse da sbrigare un negozio più grave. Ma neppur questo mi ha detto, quantunque non fosse un segreto, poichè mi ha pregato di lasciarle il frate scudiero. Le servir

E il virtuoso Ximenes? C'è la Giunta degli scarichi; così dice egli a chi gliene parla. La Giunta degli scarichi è il suo grande argomento. L'ha inventata lui, difatti, per le questioni di Castiglia; e gli pare che sia la man di Dio. Con questa, egli ha scaricato anche la sua stessa coscienza. Poveraccio, finalmente! ha tanti carichi sulle spalle, che qualche volta mi vien voglia di compatirlo. Sapete, mio caro Fiesco, che io non l'ho con questa gente; l'ho colla nostra cattiva stella, che ci ha condotti qui, a piatire da vent'anni con un bugiardo, ad inghiottire ogni sorta di amari bocconi. Il mio grande fratello non vuol che si dica; e per rispetto a lui sto zitto. Ma qualche volta la pazienza d

Un benefico nume accoglieva tanti sinceri desiderii, ed appressavasi il momento di vederli sodisfatti. Rosina ed Angiolina dovevano vicendevolmente salvarsi.

Il giustiziere di Basilicata per mezzo di Bellono Bello da Messina, notaio e familiare del re, gli avea domandato quale eseguir prima tra tanti suoi ordini; cioè di raccorre la moneta della sovvenzione, d'aiutare Riccardo Chiaramonte, ec. Carlo scrivea che pensasse alla moneta, e differisse il resto, ibid., fog. 52.

Grazie, sclamò Bambina. Nella spaventevole solitudine in cui io cammino, io non scorgo ancora che un raggio per guidarmi, che un amico: voi! Il mio cuore si è aperto. Esso è stato passato fuor fuori da tanti colpi diversi, che risente oggimai il più piccolo scuotimento. Fate, di grazia, che io non abbia a considerarvi come il più spietato de' miei carnefici. Io non nego il mio debito. Sono pronta a pagarlo dimani, se lo esigete; ma che vi guadagnereste? Un rimorso che oscurer

Beata carta, quanto tu devi tenerti piú felice dell'altre, poiché ella s'è degnata appoggiarci le belle mani! Mentre bacio questi caratteri parmi che baci quelle mani che l'han formati, quella bocca che gli ha dettati e quell'animo che gli ha concetti. MASTICA. Non tanti baci sopra baci; e che faresti a lei se cosí baci l'ombra delle sue mani? LAMPRIDIO. Oh, che parole dolcissime!

Nelle membra di Rosina corse un brivido di tenerezza: essa ricordava il sogno fatto a Malta tanti anni addietro; la canzone era italiana, italiana la musica. Giovanni pure sembrò altamente commosso. Il canto proseguiva: Madre sono e son fanciulla, Ed il figlio, ahimè! non ha Genitore: ah! dalla culla Chi sia il padre, ah! no non sa. Quali parole! senti tu, mio Giovanni?

si creda che in noi sia avversione agli argomenti malinconici, alle occasioni di piangere. , vogliamo tremare e lagrimare e gemere, perché tra i tanti diletti poetici sappiamo anche noi che è soavissimo quello della malinconia e del pianto. Ma le lagrime non sono mai figlie dell'orrore e del ribrezzo. Vogliamo anche noi essere percossi dal terrore.

AP. A che adoperava quella donna la cassetta, tanti bossoli, e l'olio, rivoltandosi di qu

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