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Aggiornato: 11 giugno 2025
Era un salotto capace, coll'altissima soffitta di travi maestrevolmente intagliate e dorate; le pareti coperte di corami a rilievi di colori e oro; un tappeto orientale era steso sul pavimento; un fino cortinaggio di damasco cremisino ondeggiava sopra gli usci, e innanzi alle spaziose finestre, fra' cui telaj arabescati, e i piccoli vetri rotondi penetrava la luce temperata. Sul vasto focolare lentamente ardeva un ceppo intero, diffondendo un tepore ancora gradevole in quella prima stagione. Macchinosi armadj di noce ed eleganti stipi di ebano intarsiato ad avorio, e messi ad argento e madreperla, erano addossati alle pareti: qui e qua alcuni tavolini, e qualche gran seggiola a bracciuoli ed orecchioni, somiglianti a quelli che oggi la comodit
Penso soggiunse la donna in apparenza più calma che ci sono dei mascalzoni... e chi sa per qual fine, a sfogo di quale vendetta... mi calunniano, mi vogliono rovinare... E teneva d'occhio Lucertolo. Il birro comprese che per quel momento la donna gli sfuggiva. Ma io non ho paura! ripetè la Sguancia alzandosi. Chi tentò d'ammazzare il signore, trovato steso qui nel vicolo fu il birbante di Nello.
Vorrei che mi facessi piacere pari alla cortesia, e questo servigio sarebbe il condimento di tutti gli altri. LECCARDO. L'impresa che mi proponi è di farmi essere appiccato. DON FLAMINIO. Fai gran danno non aiutandomi. LECCARDO. Maggior danno fo a me aiutandovi. DON FLAMINIO. Leccardo, to', prendi questi danari. LECCARDO. Ho steso la mano. DON FLAMINIO. Togli questo argento.
Li aveva seguiti e si era trovato dinanzi ad una scena, che non avrebbe mai più dimenticata. Il suo padrone era steso a terra in un lago di sangue, la marchesa sul letto livida, cogli occhi chiusi, pareva morta e nel mezzo della camera, ritta in piedi, in atteggiamento ancora minaccioso, colla rivoltella fra le mani, stava una donna, che non aveva mai veduta prima di quella notte.
Un gigante che prema il ginocchio sul petto d'un fanciullo steso a terra, è una meschina similitudine per dare un'immagine della cosa; e tale fu l'impressione che mi fece, che, pur non sapendo tenere in mano la matita, m'ingegnai di abbozzare alla meglio il paesaggio, perchè non mi uscisse dalla memoria; e mentre scarabocchiavo, mi venne fatto il primo verso d'una ballata lugubre.
Il signor Aurelio non viaggiava solo, ma con una sua bambina, gracilina e bionda come l'oro. L'aveva posta a giacere sopra un cuscino: aveva steso un lenzuoletto candido per evitare il contatto coi microbi: ma la non voleva dormire. Oltre che gracilina, nervosa, eccitabile! Dio, che disgrazia essere nati da un padre di abitudini filosofiche!
Steso sullo strapunto, Savarella dormiva un sonno agitato come se avesse la febbre. Appena velati gli occhi, s'era messo a sognare che i suoi carnefici armati di coltelli e pistole, l'inseguivano nell'istesso angusto sotterraneo.
Trovò nell'umiliazione il coraggio per sfidare le notturne inquietudini, ed uscì prestamente, s'inoltrò nel buiore delle altre camere, senza curar la sorella, che aveva steso un braccio a trattenerla. Emilia restò a sedere sul letto qualche tempo, meditando gli argomenti offerti dall'istinto egoistico per giustificare il suo rifiuto: poi si vinse, e gettò da un lato la leggera coperta.
Ella non vide più nulla: un velo grigio s'era steso dinanzi alle sue pupille: subitamente, come se tutto il suo sangue avesse cessato di scorrere, ella si sentì irrigidita, coi nervi paralizzati, fissi gli occhi estatici negli occhi deliranti di quell'uomo che la teneva in sua balìa, vinta, incapace di sprigionare più una parola od un grido dalle labbra frementi, ch'egli premeva ormai in un lungo ardentissimo bacio....
Bellissimi mazzi d'orchidee, dalle forme più strane e contorte, s'intrecciavano fra i trionfi di cristallo sopra un tappeto di fiori teneri dai colori delicati steso come un tovagliuolo nel mezzo della tavola.
Parola Del Giorno
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