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Aggiornato: 29 maggio 2025
Ma più su del secondo piano non si poteva ascendere; ond'essa fattasi animo, si fermò, si volse a lui che le stava ai panni coll'agonia di udirla, e senza dargli tempo di tornarle a dire quell'«ebbene?» spasimato, rispose: «L'ho veduta.... «E le hanno detto di sì? «Sì...., ma sai pure..., sono certe cose..., basta! se tu ti condurrai bene...
Ella vive quantunque nascosta: il fulmine da man celata scende.» Il suono col quale il pellegrino discorreva queste ultime parole fu talmente diverso da quello adoperato finora, che Rogiero lasciò cadersi come spasimato col capo sopra la tavola.
L'offeso, pieno di sdegno, gettato lo scudo, afferrata la spada a due mani, percosse su la testa dello Stendardo; questi, che stava troppo bene su la guardia, fu presto a ricoprirsi il capo dello scudo; la spada cade, taglia lo scudo, il cimiero, l'elmo, e forse gli avrebbe diviso la testa, se non che il ferro col quale era fissata nell'elsa, si torce, e però la sua forza cessava sopra la cuffia di ferro: il feritore vedendo il nemico stordito, senza porre tempo tra mezzo, gli si spinge addosso, afferra con la manca la sua destra, e così forte gli contorce le ossa, che mandarono uno scricchiolare, come se fossero stritolate; lo Stendardo dal gran dolore rinviene, e lascia andare lo stocco; il Cavaliere del fulmine si avanza con la sua gamba destra tra le gambe dell'avversario, e con la mano tuttavia armata dell'elsa, di tanto grave punzone lo pesta nella visiera, che senza pure aver tempo d'invocare i Santi, di nuovo spasimato lo rovescia sul terreno; il feritore seguendo la sua vittoria trae il pugnale, si china, gli taglia il cuoio della visiera, e gli grida che si renda; nessuna risposta: lo Stendardo aveva la faccia piena di morte; su la bocca, e sul naso una spuma sanguinosa, intorno gli occhi un lividore quasi nero; ben fu due e tre volte tentato il Cavaliere del fulmine di conficcargli la lama del pugnale nella gola, e l'alzò, ma poi, come sdegnoso di tale atto, che il costume del tempo non considerava per vile, gli prese la spada, e lo lasciò privo di sentimento sul campo.
Per avere quella cintura egli l'aveva fatta rubare da un servo compiacente: la signora aveva creduto a una dispersione, e il folle innamorato passava le sue notti covrendo di baci roventi quella molle seta, cingendosela al collo, fingendo che fossero le braccia della donna inutilmente amata. Costei, a un certo punto, era partita: egli aveva spasimato ancora un pezzo, e infine si era consolato.
Alora quella anima, avendo veduto con l'occhio de l'intellecto, e col lume della sanctissima fede cognosciuta la veritá e la excellenzia de l'obbedienzia, uditala con sentimento e gustatala per affecto, con spasimato desiderio, speculandosi nella divina maestá, rendeva grazie a lui, dicendo: Grazia, grazia sia a te, Padre etterno, che tu non hai spregiata me, factura tua, né voltata la faccia tua da me, né spregiati e' miei desidèri.
Manfredi vinto dalla fiera memoria si abbandona sì come spasimato; poco ormai gli rimaneva di vita, e pure lo affanno più profondo che avesse sofferto doveva amareggiargli quelle ultime ore: stendeva, appena rinvenuto, brancolando le mani, nè occorrendo nell'oggetto che ricercava proruppe: «Ahi! che s'è fuggito il Frate.... lo ha cacciato il racconto....»
Questi erano i suoi sogni, i sogni che non gli davano riposo, che accendevano in una fiamma tormentosa ed implacabile il suo spirito: erano i sogni che conturbano ogni anima sensibile che si affaccia alla vita. Chi non ha delirato come lui? Chi non ha spasimato come uomo in croce, nell'inappagato desiderio di gloria? Ora tutto è mutato.
Cosí gridava Olivieri marchese; ma vendea nondimen rascia per panno, e si sapea che in certe catapecchie era lo spasimato di parecchie. A' costumi cambiati, alla lettura riformata ed all'ozio ed alla pace, cambiata non avea la sua natura Gan da Pontier, traditor pertinace.
Parola Del Giorno
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