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Gan soggiungea: Quand'io sogno un uom spento, segno è dal mio dover mi son diviso; se De profundis non gli ho detti, ho il torto quand'io mi lagno di sognare un morto. Certo diceano e' frati, a sogni tali i De profundis sono un gran rimedio; ma rimedi sicuri e principali sono le messe a levarci d'assedio.

Gan da Pontier manda un suo messo a volo secretamente a dirgli che si guardi, ch'avea Marfisa d'amanti uno stuolo, e che si pentirebbe o tosto o tardi. Quel principe non bada a questa cosa, vuol rompere il patto della sposa.

Gan di Maganza quella stessa sera er'ito a Carlo Magno rimbambito, e a pro di Filinor d'una maniera gli avea parlato che l'avea stordito; perocché Gano è la sua primavera, le sette trombe ed il prato fiorito. Se gli avesse parlato san Matteo, in confronto di Gano era un uom reo. Pensa che il Maganzese non soggiorna: a Namo avaro er'ito anche a parlare.

Per quella via scorgeva esser infrante del maritaggio l'ancore e le vele, e pel ritardo si vedea davante strugger miseramente le candele; donde ha l'alma nel sen combattuta, che tira gli occhi solo e si sta muta. Come a Dio piacque, Filinoro è giunto con vestimenti molto corredati; poiché Gan, che vedea le cose appunto, fece che Baldovin glieli ha prestati.

Sappiam che Dio per sua misericordia talora a' tristi lunga etá concede, perché con lui si mettano in concordia un giorno o l'altro, e questo abbiam per fede. Ma lo star con Gesú sempre in discordia, testando alfin come di Gan si vede, prete Turpin può ben scriver miracoli, non porrei Gano mai su' tabernacoli. Morto Gano, il guascon divenne come un uom storpiato a cui la gruccia è tolta.

Filinor, ch'è golpon, tosto s'avvede di qual umor sia Gano e di qual fede. Si trae il cappello e con la testa bassa mette un ginocchio a terra e fa la croce; ad ogni passo si segna e s'abbassa, borbogliando orazion con umil voce. Ecco Gan da Pontier che di passa: Filinor non si move piú veloce, ma torce il collo e si picchia e sospira; poi, quando gli par tempo, a Gan s'aggira.

Gan cosí rimoderna i tradimenti con l'aiuto de' conti di Maganza, Griffon, Viviano, Anselmo e piú di venti di que' paesi o razza o mescolanza, i quali in viso parean buone genti, divoti in chiesa e pieni di creanza, ma poi la notte taluni rubavano e alla bassetta e al faraon baravano.

Rise Marfisa e sul viso gli ha dato con il ventaglio, ch'era leggiadrissima; e finalmente ognuno a pranzo andava. In casa a Gano Filinoro entrava. Vide a piè della scala Gan teneva, come un gigante, un crocifisso Cristo. Nel girar della scala che faceva, eccoti innanzi un altro Gesú Cristo. Nella sala maggior entra, e vedeva la Via crucis. Per tutto c'è Cristo.

Io non so dicea l'altra se sappiate che in questa casa non dispongo un grosso, e c'ho un fratello e una cognata intorno, che ascoltan prieghi come il ciel del forno Risponde Gan: Se voi saprete fare, il marchese Terigi è buon cristiano; io so che gli farete fuor schizzare, ché a lui son come un soldo al gran soldano. Gridò Marfisa: Oh poffare! oh poffare! si vede ben che sei l'antico Gano.

Gan che veder voleva un'altra scena, perché nimico è di Rugger mortale, fa dire alla fanciulla ad una cena, alla qual era un di carnevale, che suo fratello alla mazza la mena per servir Bradamante, e che quel tale non era a sua persona convenevole, sendo in man d'un norcino e cagionevole. Non è da dir se Marfisa s'accese a questa nuova, fosse falsa o vera.