Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 8 maggio 2025
Per questa giornata io fremeva ed impallidiva da due mesi, lavorando, ridendo, vivendo sotto l'imperio dell'idea fissa. Da due mesi ella palpitava come un uccello morente, nel disordine delle sue lettere; da due mesi, noi mentivamo atrocemente alle persone che ci erano state più care. Ogni azione, ogni pensiero, ogni speranza erano concentrate in quella giornata luminosa e ardente. Per andare, io ingannava un'altra donna, mia madre, mia sorella, i miei amici; io faceva venti ore di viaggio, io rimaneva sei giorni nell'albergo del paesello: per venire ella ingannava un uomo, ingannava suo padre, i suoi fratelli, i suoi cognati, sua suocera, i suoi servi, i suoi amici, si esponeva a viaggiar sola, bella e graziosa, per trenta ore di viaggio, in mezzo ai pericoli, venendo ad un pericolo di morte. Che importava tutto questo? Io l'amava e l'aspettava, ella veniva a me perchè m'amava. L'ultima settimana prima del giorno, era stato un turbine quello che ci aveva travolti; eppure, in tanto disordine di ogni cosa brillava netta, lucida, matematica tutta la combinazione del viaggio. Io conosceva a mente il mio itinerario ed il suo, e lo ripeteva sottovoce, come se avessi potuto dimenticarlo. Quei nomi di paesi, quelle ore ritornavano macchinalmente sulle mie labbra. Eppure una orribile paura mi accompagnava di sbagliare un treno, di non trovarmi, di perdere la testa, e due ore innanzi io era alla stazione, fingendo leggere, disinvolto, bevendo dei grandi bicchieri d'acqua per calmare la mia febbre. Chi ha viaggiato con me? Non so, guardavo in volto le persone senza vedere nulla. Sentivo nelle orecchie un rumorìo di voci, uno stridìo di ferro, squilli di campanelle, fischi, ma non comprendeva nulla. Non ho dormito mai, mai. Mi assopivo, talvolta nell'abbandono, nella stanchezza dei nervi troppo tesi, ma l'anima vegliava, un sussulto mi scuoteva. Quanti giornali ho trascorso, quanti libri ho sfogliato? Non mi ricordo. So che arrivato al paesello, dove ella doveva venire, mi son sentito stringere il cuore. Forse, non sarebbe venuta. Che ne sapeva io? Era così strano il modo come ci eravamo amati, così singolare il modo come ci amavamo! Non mi conosceva, non la conoscevo. Da un momento ad un altro, lei che non era nulla, era diventata tutto per me. Che donna era? Forse, non sarebbe venuta. Forse l'avrebbero trattenuta. Invano cercavo dominare questo senso invincibile di sgomento. Pure l'albergatore, un cortese e famigliare, uomo che non vedeva mai nessun forastiero, non si accorse di nulla; è vero, io era pallido, gli occhi miei vagavano, distratti, le mie mani avevano la febbre, ma sorridevo, scherzavo anche. Nei tre giorni avevo visitato il paesello, la sua chiesa gotica, la sua manifattura di lana sopra un fiumicello l
Clelia ne soffriva in segreto; nè mai avvenne che io facessi ritorno a casa e non la incontrassi sull'uscio ad attendermi. Talvolta io le sorridevo pieno di gratitudine più spesso mostravo di non accorgermi delle sue attenzioni, e la salutava asciutto. Allora mi ritiravo nelle mie camere per nascondervi lo strazio del mio cuore, e imprecavo alla codardia che mi contendeva la dolcezza del perdono.
Io, materialista in quel tempo, sorridevo sotto il naso udendo queste metafisicherie dalla bocca di un professore che, appunto per la scienza da lui coltivata, la fisiologia, giudicavo avrebbe dovuto essere più materialista di me. Lo ascoltavo però con rispetto, perchè infine le sue metafisicherie si abbarbicavano sempre a un fatto, a parecchi fatti che gli esperimenti rendevano indiscutibili. Pensavo È un gran poeta costui! e ignoravo di dire una profonda verit
Le lagrime frenate mi ricadevano goccia a goccia sul cuore Clelia continuava ad appoggiarsi sul mio braccio mi sorrideva ed io le sorridevo." "La lettera di Eugenio era piena di cortesie. Non mi rimproverava di averlo lasciato partire senza salutarlo il suo animo generoso se n'era dunque dimenticato. Gran buona ventura la mia.
Credeva di vedermi guardandola; nel togliere quel fiore gli era sembrato di farmi male e di sentirmi piangere.... « Che tenerezza! esclamai volendo mostrare del sarcasmo. « Ebbene, riprese, si meraviglia della mia tenerezza? Ora non crede più ch'io non abbia cuore; si ricordi che mi ha detto di no, che non lo crede più. «Io sorridevo senza rispondere e mi sentivo tutta accesa in volto.
Mi licenziò così. In altra circostanza, io non avrei lasciato senza risposta le sue troppo recise affermazioni; ma, in quel momento, che poteva importarmi di esse? Ero felice di sapermi sano, e sorridevo allegramente dei consigli di lui e della solenne seriet
Che ne sapevo io? Era così strano il modo come ci eravamo amati, così singolare il modo come ci amavamo! Non mi conosceva; non la conoscevo. Da un momento ad un altro, lei che non era nulla, era diventata tutto per me. Che donna era? Forse non sarebbe venuta. Forse l'avrebbero trattenuta. Invano cercavo dominare questo senso invincibile di sgomento. Pure l'albergatore, un cortese e famigliare uomo che non vedeva mai nessun forastiero, non si accorse di nulla; è vero, io era pallido, gli occhi miei vagavano, distratti, le mie mani avevano la febbre, ma sorridevo, scherzavo anche. Nei tre giorni avevo visitato il paesello, la sua chiesa gotica, la sua manifattura di lana sopra un fiumicello l
Le sue parole mi ritornano tutte alla memoria. Allora ne sorridevo, ne insuperbivo: oggi pago la superbia d'un tempo. A certi momenti dubito che la colpa sia mia. Che cosa avrebbe fatto un'altra? La colpa è certamente della mia ignoranza, della mia inesperienza... «Non volle o non potè parlare? Forse non volle e non potè. Una sola volta gli domandai: «Ma come?
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca