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Pallida, seria, riaggiustati un po' i capelli arruffatisi durante quella specie di lotta; messa, quasi argine tra me e lei, la seggiola su cui poco prima stava a sedere, ella raccolse lentamente dalla scrivania le cartelle e me le porse: Le dia, in disparte, a mio marito. Vada. Perdoni, signora! Le perdono... perchè è tuttavia un ragazzo... e perchè è sincero. Mi ero accorta, da un bel pezzo...

Pietro Laner era sempre in piedi, dinanzi alla scrivania. Dacchè era entrato nello studio col direttore, gli era cominciato un ronzio nelle orecchie, insieme a un rumor sordo, cupo, che diventava sempre più forte. Colla mano si premeva la fronte, si premeva gli occhi: vedeva guizzi, scintille di fuoco.

Ora viene? ripetette la piccina, sottovoce. La vedova col capo fece cenno di . I due parlottavano ancora dietro la portiera, ma non si capiva nulla di quel che dicessero. A un tratto riapparve il vecchietto. Pareva molto turbato e veniva innanzi lentamente, con lo sguardo sulla vedova. Si fermò presso alla scrivania, aggiustò un quaderno sotto un libro e, tossì due o tre volte.

Quest'ordine, di cui il Carrani non tardò a accorgersi, produsse un uragano. Prima andò al giornale e fece una scena al Caruso e battè i pugni sulla scrivania e lo coprì di villanie. Ubaldo, che aveva il sangue gelato e sapeva sopportare ogni specie d'insulti quando aveva in mira un utile quasi certo, non rispose; affettò anzi una profonda indifferenza.

Alvise era infatti nella sala dei quadri e quando Mattia Sant'Angelo entrò stava ordinando alcune carte sulla scrivania posta presso uno de' grandi veroni, dov'era il busto marmoreo di Sebastiano Morò. Il professore ristette con un involontario atto di titubanza presso alla soglia. Ma il conte subito sorse in piedi e gli mosse incontro.

Gustavo andò alla scrivania, vicino alla quale, nella parete, ad arrivo di mano di chi ci fosse seduto vi erano parecchi bottoncini di metallo dorato; ma prima che ci arrivasse, Marone disse con vivacit

Ero penetrato nel suo studio, e m'ero messo a rovistare, a cercar febbrilmente sulla scrivania, fra le carte e fra i libri che la ingombravano. Avevo aperta la cartella ov'egli custodiva la corrispondenza; e avevo letto, con la faccia in fiamme, tutte le lettere, tutti i viglietti.

Era quindi passato più d'un quarto d'ora, quando Alberto potè sedere alla scrivanìa parrocchiale e cominciare a scrivere: ma rileggendo così più attentamente, come richiede l'azione del ricopiare, quella dichiarazione, Alberto non la trovò più così accettabile, anzi gli parve che e la scritta in stessa, e i termini in cui era redatta, non convenissero affatto.

Ma gliene sapesse male, o no, il denaro della pigione era sulla scrivania, e il biondo Arturo non potea farci un bel nulla, salvo la ricevuta, che infatti egli scrisse e diede a Lorenzo senza aggiunger parola. Egli s'aspettava sempre che dopo il pagamento venisse la sfuriata.

Il duca si mira nello specchio e rincula spaventato!... Una parte dei suoi capelli erano brizzolati di bianco... I muscoli del suo viso erano turgidi e stesi. Le undici suonarono. Poi mezzodì! Un sorriso rallentò la tensione dei suoi tratti. Andò alla scrivania e cominciò un dispaccio! Maria entrò. Batteva il tocco.