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Mirabili gli atteggiamenti ed i segni della passione, così degli uomini come delle donne, dai veroni, dai tetti e dai palchi; pietosissimi i guai della gente sbattuta su la piazza: alcuni calpestati, altri soffocati morirono; donne gravide si sconciarono: parecchi perfino, o per lo spavento, o pel calore del sole che picchiava loro sul capo intensissimo, o per ambedue queste cause, ammattirono.

Circa un anno dopo la festicciuola fatta al professore Sant'Angelo, una mattina che questi recavasi col suo cavallino alla volta di San Daniele, dove aveva a consultare alcuni codici di quella piccola ma preziosa biblioteca comunale, fu vivamente sorpreso allorchè passando dinanzi all'antico palazzo dei Morò-Casabianca vide insolitamente spalancati tutti i veroni e diverse persone, in animato andirivieni per il cortile e dinanzi agli stallaggi, affaccendatissime nel seguire gli ordini, che il fattore, in maniche di camicia e col cappellone di paglia indietro sulla nuca, veniva impartendo con grande importanza.

Alvise era infatti nella sala dei quadri e quando Mattia Sant'Angelo entrò stava ordinando alcune carte sulla scrivania posta presso uno de' grandi veroni, dov'era il busto marmoreo di Sebastiano Morò. Il professore ristette con un involontario atto di titubanza presso alla soglia. Ma il conte subito sorse in piedi e gli mosse incontro.

In un angolo, sopra una colonna di legno scolpito, un busto in marmo, opera non priva di merito artistico: l'effigie del conte Sebastiano, l'ultimo dei Morò-Casabianca. il gastaldo gli aveva invitati a riposarsi dopo avere avanzato per le signore due delle vecchie sedie a bracciuoli presso i grandi veroni.

Ma io vi dico che il conte Sebastiano è tornato.... Torna sempre nelle sere come questa.... In una sera come questa si è ucciso lassù.... E tendeva il dito verso i veroni della sala, che Loreta e Alvise avevano lasciata, illuminati in quel momento dal rapido strisciare di un lampo.

Camerlinghi, famigli, servi eran sollecitali da un burbero maggiordomo dell'illustre casa Savelli, perchè colla maggior magnificenza possibile alcuni addobbassero certe ampie sale, situate nel piano più alto del castello che guardavano il lago d'Albano e tutta la campagna di Roma; altri allestissero una mensa per duecento persone nella più vasta sala, situata a terreno; altri ornassero di festoni, di frondi, di fiori gli atrj, i cortili, i veroni, le finestre.

Ella smaniava di voglia per raccontare le scene bizzarre di sua fanciullezza la vita da zingari, di cui essi vivevano adesso, richiamandone il sovvenire. Ella avrebbe raccontato quelle scene con le delizie egoiste di colui che, dall'alto dei veroni del suo castello, mira i cavalloni dell'Oceano correr l'un sull'altro a mo' di montagna. Ma Regina si raffrenò.

Il palazzo era da molti anni disabitato. Assai di rado quando qualche forastiere veniva a visitarlo, il gastaldo andava ad aprire le griglie verdi dei veroni. Del rimanente il vecchio fabbricato conservava il suo aspetto di solitudine. Lo spazioso cortile dormiva in una grande calma claustrale.

Era una stanza spaziosissima rischiarata da tre grandi veroni, prospicienti sulla vallata del Cormor; ma tetra, coll'enorme camino dalla cappa adorna di barocche sculture, e co' suoi mobili di noce, dalle sagome severe, coperti di antico broccato veneziano.

Anche i famigli erano corsi ai veroni, per vedere che fosse che metteva tanto spavento al castellano.