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Avanti, mio Veloce! avanti. Egli stimola il fido destriero, lo sprona con certe spine di argento che ha ai calzari, gli flagella il ventre, gli apre ferite, lo fa sanguinare. Il cavallo spiega la sua maggior velocit

Non gli dicevo nulla e fingevo di sorridere sotto la pioggia dei versi che mi picchiavano il cervello, perchè avevo giurato di non inasprire colui dal quale non potevo disgiungermi; ma nel silenzio infuriavo e gli andavo sopra con le verghe a fargli sanguinare le carni.

Grazie Abù-el-Nèmr, mormorò Fathma con voce commossa. Non credeva d'avere ancora degli amici fra i ribelli. Distendi la tua gamba ferita; io ti guarirò. Lo scièk ubbidì. L'almea esaminò accuratamente la ferita che continuava a sanguinare. Era orribile: il leone con un potente colpo d'artiglio aveva lacerato la carne fino all'osso della coscia.

Fra poco lo saprai, rispose lo sceicco. Chiuse la bocca al prigioniero con un pugno che gli fe' sanguinare i denti, poi rizzandosi sulla gobba del mahari gridò: Dritti alle ruine d'El-Garch, ragazzi miei. La banda era allora giunta sul limitare delle grandi foreste del Bahr-el-Abiad, i cui alberi si curvavano con mille scricchiolii e con mille gemiti sotto i soffi del simun.

Ma appena uscito da quella porta, le sue ferite cominciavano a sanguinare. Egli era un mentitore, un traditore, un vigliacco che ingannava una giovinetta nobile e onesta; era indegno del suo amore, egli il buffone, egli il Pulcinella. Sinallora la sua mente era rimasta ottusa, egli aveva amato il suo mestiere, ne aveva compreso il solo lato buono, gli era parso di non essere da meno degli altri uomini che lavorano; ma le parole di Sofia gli avevano acuito l'ingegno, lacerato il velo che gli ottenebrava l'intelletto: suo padre gli aveva lasciato in eredit

«Ho dei sinistri presentimenti che invano cerco di scacciare, dei presentimenti che mi straziano il cuore e che me lo fanno sanguinare. Se io venissi realmente arrestata? O Dio, qual terribile pensieroCi siamo noi e non ti abbandoneremo mai, disse Hassarn. Non so, continuò l'almea, ma ho paura che qualcuno ci attraversi ancora la via, che qualcuno cerchi ancora di separarci.

Amico mio. Senza dubbio sono giunta alla più dolorosa ora della mia vita. Quello che soffro in questo momento, non posso dirvelo, non posso descrivervelo. È uno strazio senza nome. Sento un unghia che mi lacera il cuore, me lo sento sanguinare: a goccia a goccia perdo il più ricco sangue della mia vita. Non posso piangere, non posso gridare, non posso singhiozzare: affogo. Debbo dissimulare, debbo essere allegra e felice: ma soffoco. Amico mio, è venuta la settimana tragica del nostro amore. Debbo riunire tutto il mio coraggio per dirvi che questo amore deve finire. Deve finire la luce della nostra esistenza, la giocondit

Su un carrettone vedemmo insieme a tanti altri lo Stefani che era stato ferito in un braccio; noi c'inoltravamo serii serii in mezzo a quelle confusione; nessuno avrebbe potuto scherzare: un giovinetto si azzardò di intuonar sottovoce una cantilena fu acremente ripreso: erano troppi i morti che avevamo veduti a quell'ora, eran troppe le perdite che ci facevano sanguinare l'anima a tutti e, ce lo perdonino gli spiriti forti, noi si sentiva voglia di piangere. Io comprendo in certi momenti l'indispensabilit

Da quello che sta per varcare la soglia? Giana. Chi sa! Bisogna di continuo offrirsi al destino. Mortella. Il mio destino io lo serro contro me per soffocarlo. Giana. Non bastano due braccia. Mortella. Ma un cuore basta. Giana. Per sanguinare. Mortella. Posso lasciarlo sanguinare lungo tempo, prima che ne coli l’ultima goccia. Giana. Sei malata di primavera. Conosco questo male. Mortella.

Tra tutti i condannati della quinta camerata preferiva don Davide. Il sacerdote nel camiciotto del recluso gli faceva sanguinare l'anima. Non gli pareva giusto che un uomo di «talento», come diceva lui, fosse in prigione per avere del «talento». Don Davide si soffiava il naso sovente a Finalborgo. Aveva preso un raffreddore che gli era divenuto cronico.