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Perchè dunque ostinarti Venezia, a offrirci donne velate ad ogni svolto crepuscolare dei tuoi canali? Basta! Basta!.... Finiscila di sussurrare osceni inviti a tutti i passanti della terra o Venezia, vecchia ruffiana, che sotto la tua pesante mantiglia di mosaici, ancora ti accanisci ad apprestare estenuanti notti romantiche, querule serenate e paurose imboscate!

NEPITA. Se fussi gravida, mi sgravidarei: l'ha narrato con tanto sapore che m'ha fatto venir la saliva in bocca. SANTINA. Oimè, che dici? GERASTO. Quanto ascolti. NEPITA. Alfin, tu serai stata la ruffiana a tua figlia, che la tenevi in gelosia sempre serrata con lei. SANTINA. Ahi, che mirandola oggi in fronte gli leggeva il commesso peccato! Ma chi avesse potuto pensar questo?

Il re aveva parecchie volte parlato con piacere della principessa di Lamballe, la Dubarry se ne impensierì e fece parte delle sue preoccupazioni all’abate Ferray, che, da sincero amico, le consigliò di imitare la Pompadour, e di prestarsi, come questa defunta sultana, ai mutevoli gusti del monarca; di fargli qualche volta da ruffiana, di fornirgli qualche giovanetta che potesse per un certo tempo occupare il cuore del re.

MANGONE. Se venisse alcuna vecchia con qualche scusa, mandala subito via: ché fa piú una ruffiana in una ora, ch'un innamorato in cento anni. FILACE. Riposatevi nella mia diligenza. MANGONE. Io vo al molo, al raguseo: entra e sèrrati dietro. FILACE. Entro e mi serro dietro. DOTTORE. M'hai tolto la fatica di venire a casa tua.

fu mai figlia puttana, che la madre o la balia non le sia stata ruffiana. BALIA. Non vi potete doler di me, padron mio. ORGIO. Se tu m'avesti stimato padrone, e non una bestia, non mi aresti trattato nel modo che m'hai trattato. BALIA. Di che vi dolete di me? ORGIO. Chi ha portate e riportate l'ambasciate fra quel giovane e Sulpizia? o ridotti i loro amori nel termine dove or sono?

La marchesa morì chiedendo perdono alla sua casa e a tutte le cortigiane delle scandalo che aveva lor dato, cosa che non impedì di gratificare la sua tomba dell’epitaffio seguente: Qui giace chi fu quindici anni zitella, Vent’anni cortigiana e otto ruffiana. Dopo la Pompadour venne la Dubarry che mise il colmo alle infamie.

BALIA. Volete dunque dir che vostra nipote sia una puttana, e io una ruffiana? ORGIO. Sotto onorata maestra non potea imparar altre opre di quelle ch'ave imparate. BALIA. Questo guadagno dopo la servitú di trent'anni in casa vostra? ORGIO. Questo guadagno io con te, dopo averti amata e onorata trent'anni in casa mia, che al fin avesti a svergognarmi la nipote?

Faceva Ipalca il grugno di bertuccia e rannicchiava il collo nelle spalle, co' detti di Marfisa si coruccia, di Giosafat rammemora la valle. Un riso alla bizzarra fuori smuccia, dicendo: Vatti appiatta nelle stalle. Come concordi, beata Verdiana, la santitá col farmi la ruffiana? Oh, Maria del rosario! rispondeva Ipalca io tutto fo per un buon fine.

La foia affocava quell'antro e il rimorso ne scrollava le mura... Era una taverna indiana, dal soffitto bassissimo, fatto a spegnitoio, che d'ora in ora calava, schiacciando le lampade fumose dell'Anima mia!... Con la speranza di trovare ancora la Notte, mia vecchia ruffiana, la Notte cieca e sorda, dalle dita mollicce di lievito infernale, infransi i vetri delle finestre...

PEDOFILO. Falso, arcifalso, falsissimo, e ne menti centomila volte per la gola, vecchia falsa, strega, ruffiana! Mira qua se tra noi v'è questo vicolo in mezo: in qual muro avete voi fatto il traghetto? Se dalle due ore di notte ha dormito in mia camera insino a giorno, come fu in braccio di costui? Come ardisci tu dir che sia pregna, se il suo ventre è piú ritirato in dentro che non è il mio?