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ORGIO. Mi doglio ritrovarmi qui nella strada publica, che non vorrei far i vicini consapevoli de fatti miei, ché per risposta ti vorrei far cader questi pochi denti che ti sono restati in bocca, e trarti quei pochi capelli che ti ha lasciati il mal francese; ma faremo i nostri conti in casa, quando manco ci pensarai. BALIA. In casa vostra non entrerò piú mai, poiché in tal stima ci son tenuta.

O Dio, in che peccato era io per incorrere! Ma ben fece Orgio, che non lo volea mai consentire. E da che Attilio mi ha condotta la vostra Sulpizia in casa, non mi ha avuto mai grazia, l'ho mirata mai di buon occhio. O vecchio per tanti anni deluso! Ma sai tu chi ha fatto il testamento di Filogono? BALIA. È quel notaio che sta appresso la casa vostra. PARDO. Lo conosco benissimo.

ORGIO.

TRINCA. Da questo disordine è nata la vostra allegrezza: ché la balia se ne venne a Pardo, e l'ha manifestato che, quando partorí Costanza e diede a lattar Cleria alla moglie di Filogono, scambiò le bambine, e ritornò la sua Sulpizia a Costanza e si tenne la vera Cleria. A signali Costanza ha trovato vero quanto ha detto. Pardo andò ad Orgio, e minacciandolo l'ha scoverto il tutto.

BALIA. Non posso piú patire l'importunitá e la mala creanza di costui. EROTICO. Meglio sará entrarmene ad Attilio e tormi dinanzi l'occasione di qualche nuovo errore. BALIA. Veggio Orgio, e m'ha vista ragionar con Erotico, disgraziata me! ORGIO. A dio, buona donna. BALIA. , che son buona donna, e se nol credi, te ne giurerò! ORGIO. Ti ho colta sul fatto, non puoi piú negarlo.

Quando ritorna, li vo' far un scorno da vergognarsene, e l'arò da oggi innanzi in quella opinione che si conviene. Andate a trovar Erotico; cercate Orgio, zio di Sulpizia, e diteli che stia apparecchiato per questa sera. PEDOLITRO. Ho ritrovato vivo un mio fratello cugino; or vo' andar con mio figlio a casa sua. Della amorevole offerta, signor Pardo, ve ne resto obligatissimo.

BALIA. Non ricerco altrimente mancia di ciò: mi gravava la conscienza sopra questo, e mi vendico di quel scostumato vecchiaccio che mi ha cosí bestialmente mal concia. ORGIO solo. ORGIO. Veramente l'ira è una mala consigliera, e trasporta l'uomo a cose, che poi non se ne può piú ritirare, perché l'animo alterato è cagion di molti moti disordinati.

Non accade nasconder quel che è palese: ho visto il testamento; e quel che lascia a sua figlia, quando si palesi il fatto, è quanto vi dico. ORGIO. Io so ben che...

BALIA. Orgio, dopo la servitú di trent'anni, mi paga con prezzo di tanta ingratitudine. PARDO. Ma che sète per dirmi? BALIA. Sappiate che Cleria, che vi fu rapita da turchi, e vi costò tanti dinari a riscattarla, non è vostra figlia, ma è Sulpizia, figlia di Filogono; e quella Sulpizia, che è in casa nostra, è Cleria vostra figliuola. PARDO. Come dite voi questo? e come lo sapete?

fu mai figlia puttana, che la madre o la balia non le sia stata ruffiana. BALIA. Non vi potete doler di me, padron mio. ORGIO. Se tu m'avesti stimato padrone, e non una bestia, non mi aresti trattato nel modo che m'hai trattato. BALIA. Di che vi dolete di me? ORGIO. Chi ha portate e riportate l'ambasciate fra quel giovane e Sulpizia? o ridotti i loro amori nel termine dove or sono?