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Manca intanto col sol, che ormai s’invola Al la luce; ma non pria, che manchi A quello o la materia, o la parola. I putti allor di più ascoltarlo stanchi L’un dopo l’altro uscirono di scuola, Ed ei fu inteso a ragionar coi banchi.

DON FLAMINIO. Il sentir ragionar di lei, di suoi pensieri e di quello che si tratta in casa, m'apporta non poco contento; e mi ha promesso alla prima commoditá darle una mia lettera.

Però parla con esse e odi e credi; ché la verace luce che le appaga da non lascia lor torcer li piedi». E io a l’ombra che parea più vaga di ragionar, drizza’mi, e cominciai, quasi com’ uom cui troppa voglia smaga: «O ben creato spirito, che a’ rai di vita etterna la dolcezza senti che, non gustata, non s’intende mai,

Qui sta la vittoria del fatto; e partiamoci ché non venga e ci veggia ragionar insieme, perché sarebbe un dargli sospetto di qualche trama ordita contra di lui. Io andarò a dargli nuova che il vignarolo è entrato in casa e che Lelio è contento far il volere di suo padre: il che crederá, come cosa che desidera, e verrá agevolmente al giuramento. LELIO. Come trattenerò io il vignarolo?

Udendo Alcmero il ragionar pungente, Di disdegno turbò l'aspra presenza, E rispondea: cosa rivolgi in mente? E qual di favellar pigli licenza? Serba tai modi per la vulgar gente, Perchè con esso me poi farne senza, Che da lontano a guerreggiar mi mena Mio libero voler su questa arena.

Vedeansi giovanastri coi vestiti di qua e di con gli ucchiei replicati, ma sopra il destro quarto ricuciti, segno evidente ch'eran rivoltati. Gli untumi pel calor gli avean traditi, ch'anche al rovescio s'erano affacciati, massime sulla schiena a' capei sotto, ed è superfluo il ragionar del rotto.

D. Di ragionar di lei sazio stanco esser non poss'io mai; poi vizio fora non sodisfare a giusti disiri. Or porgi orecchie al chiaro nascimento.

Pero` parla con esse e odi e credi; che' la verace luce che li appaga da se' non lascia lor torcer li piedi>>. E io a l'ombra che parea piu` vaga di ragionar, drizza'mi, e cominciai, quasi com'uom cui troppa voglia smaga: <<O ben creato spirito, che a' rai di vita etterna la dolcezza senti che, non gustata, non s'intende mai,

SANTINA. «Chi ti fa quello che far non suole, o t'ha ingannato o ingannar ti vuole». GERASTO. Non si può star sempre ad un modo, moglie mia cara. SANTINA. Oh come odori di muschio, mi pari una profumeria. GERASTO. Passando per la bottega di maestro Cesare profumiero, mi spruzzò un poco d'acqua nanfa sul volto. SANTINA. Non so chi mi tiene la lingua. GERASTO. Lasciamo il ragionar di questo adesso.

Che peccato! le dissi. Si doveva star qui un'ora almeno, a finire la storia incominciata. Un'ora! esclamò. Doveva durar tanto, quella brutta storia? No, quella poteva esser finita in due minuti, tanto era vuota; ma ce ne sarebbero rimasti cinquantotto per ragionar di cose più liete. Ah, volevo ben dire! Ma ciò che non mi può raccontare quest'oggi, mi potr