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«E ne trovai; e piansi. Ma non erano emozioni d'artista. Era l'aria prediletta dal povero babbo che mi strappava le lagrime. Era uno spartito che mi aveva insegnato Gualfardo, che mi rapiva in una serie di cari e dolorosi pensieri. Erano ancora quei due affetti, ancora quelle due memorie del mio passato. Ma l

Allo improvviso mi parve che le fibre e le vene del mio cervello, comunque finissime, venissero distese sopra un leuto che il Presidente presentava ridendo alla statua di bronzo di Cosimo I nella piazza del Granduca, e la statua atteggiata la destra in roncigli di bronzo strappare acerbissimamente queste mie povere fibre; piansi di angoscia, e rilevando disperato la faccia tornai a guardare il Presidente.

Nel rimirarti in braccio d'altra, ne piansi; e piango. Altro che pianto, e riverenza, e silenzio, e sospiri, forse da me s'udia giammai? NER. Dolcezza hai su le labra molta; in cor non tanta. Traluce ai detti il fiel: tu mal nascondi l'ira che in sen contro Poppea nudrisci; e celasti assai meno altre superbe tue ricordanze di non veri dritti.

A me parve, che mi si franasse il cuore; sentii cascarmi giù ogni tristezza, e piansi, piansi come un fanciullo.

OTTAV. Ei di virtú per certo non s'innamora: prepotenti modi, liberi, audaci, a lui son esca, e giogo; teneri, a lui recan fastidio. Oh cielo! io, per piacergli, e che non fea? Qual legge io rispettava ogni suo cenno: io sacro il suo voler tenea. Di furto piansi l'ucciso fratel mio: se da me laude non ne ottenea Neron, biasmo non n'ebbe.

Esile ed avvilita, in vesti grame, Piansi di freddo e fame. Crebbi così, racchiusa in un dolore Torvo, senza parole; Crebbi col buio intorno e qui nel core Una feroce nostalgia di sole. D’occulti pianti e di sconforto vissi, Soffersi e maledissi.

Ritirato nella mia stanza, mi gettai sul canapè, piansi dirottamente, e mi addormentai oppresso dalla stanchezza. Mio zio ebbe la delicatezza di non ritornare a parlarmi de' suoi progetti, de' miei amori, lasciando al tempo ed alla riflessione l'incarico di accomodare ogni cosa. Intanto io passava giorni malinconici e notti irrequiete, rotolandomi nel letto senza trovare riposo.

«Fui messo in cella, separato dai miei compagni. Appena mi trovai solo pensai alla mia povera vecchia madre che rimaneva senza alcuna risorsa, e piansi; per la prima volta deplorai di non saper scrivere.