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, contessa, ha ragione da un lato: disse, con tuono magnifico, la contessa Cunegonda: ma dall'altro, bisogna pure combattere all'aperto, a visiera alzata, come dicevasi al tempo de' Paladini; noi possiamo operare, possiam farci temere; e quando si tratta de' nostri principii assoluti, inconcussi, inespugnabili.... noi, noi dobbiamo, mi lasci continuar nella comparazione, gettare il guanto al secolo.

Il bello era a veder ne' bullettini, massime in que' che i libri ricercavano, le scritte commession da' paladini, di spropositi piene, che fummavano. Parean note dell'arte de' facchini a tal che appena si raccapezzavano; pur volean libri usciti sul Tamigi, per fare i letterati per Parigi.

Quell'antica innocenza villereccia, un tempo celebrata da' poeti, non avea piú seme corteccia, il rossor, il pudor si stavan cheti; perocché certi paladini feccia, o vogliam dir filosofi discreti, che villeggiavan l'autunno e la state. avean le villanelle addottrinate.

È vero, che Tifone, freschissimo d'omicidio, era però uno dei paladini della camorra, e come tale dal Comandante del forte S. Elmo, trattato coi guanti bianchi, ed alloggiato in sito abitabile.

Oggi, per esempio, ci riempiamo la bocca col tronfio assioma che l'arte è e dev'essere aristocratica, quasi l'arte non fosse stata tale in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Niente di più aristocratico di Omero, che pure ai suoi tempi era un cantastorie poco diverso, per certe circostanze, dai ciechi siciliani che vanno pei larghi e per le fiere a stonare le storie in versi dei paladini, dei briganti famosi, dello sbarco di Garibaldi a Marsala e della sua gloriosa entrata in Palermo. Ma la divina aristocrazia di Omero non consiste però in una nebulosit

Piú oltre non vo' dir della materia, ch'oggi forma la storia del re nostro; dico sol ch'è ridotta una miseria, ch'io mi vergogno a consumar l'inchiostro. Ma sopra tutto la faccenda seria, cambiati paladini, è il fatto vostro, e che in casa pel figlio e per la figlia e per la suora non abbiate briglia. Era Turpino rigonfiato e avria quattr'ore ancora seguitato a dire.

Racconterete i vostri viaggi, una storia di paladini o di maghi, una storia dell'orco e delle streghe di Benevento: venite a rallegrar monsignore venite, damigello. Io non so nulla di codeste storie, le mie donnine! Che streghe, che paladini? Io sono un povero cavaliero, ed ecco tutto. Da bravo venite dunque, bel cavaliere, venite alla cena di monsignore.

Dal convento fuggon Marfisa e Ipalca, coll'esempio d'una filosofessa a lor talento. Ruggero a Malagigi, per far scempio, chiede ove sia la suora, ma giá spento è di mago il mestiere. I paladini dietro a Marfisa van fuor de' confini. Uom non v'è piú vil d'un malfattore, ch'abbia la coscienza maculata, e benché mostri gran core e furore, egli ha sempre paura in sen celata.

E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora. I paladini eran divisi a quella: chi dice bene e chi la disonora. Dodone ne traeva un suo piacere, e va chiedendo a tutti il lor parere. Ed a chi dicea bene, ei dicea male; ed a chi dicea male, ei dicea bene.

Il guernire a gallon divenne gramo: fu moda lo scarlatto col ricamo. Sessantadue paladini il tal anno abbandonâr delle servite il fianco; parte per gelosia, chi per inganno, e chi perché il borsel gli venne manco. Mille famiglie l'altro ebbero il danno, pel lusso e pel puntare e pel far banco, pel far de' scrocci e prendere ad usura, di fallire e ridursi alla verdura».