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Aggiornato: 1 giugno 2025


Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, si` che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pieta` ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi. Qual dolor fora, se de li spedali, di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali

La seconda quivi: «Ond'io per lo tuo me'». Dice dunque: «A te convien tenere altro viaggio», che quello il quale di tenere ti sforzi, «rispose» Virgilio, «poi che lagrimar mi vide, Se vuoi campar», senza morte uscire, «d'esto loco selvaggio», come di sopra è dimostrato.

Comincia dunque; e di' ove s'appunta l'anima tua, e fa' ragion che sia la vista in te smarrita e non defunta: perche' la donna che per questa dia region ti conduce, ha ne lo sguardo la virtu` ch'ebbe la man d'Anania>>. Io dissi: <<Al suo piacere e tosto e tardo vegna remedio a li occhi, che fuor porte quand'ella entro` col foco ond'io sempr'ardo.

Ond'io son senza; e, per trattare or questa tua impresa, non lavoro o faccio niente; e cosí non guadagno: onde conviene alfin ch'io stenti. Di darti fastidio a me ne incresce. Abbimi per iscusa che 'l bisogno mi fa forse far quello che non feci mai piú. CRISAULO. Basta. T'ho inteso.

ma dimmi se tu l'hai ne la tua borsa>>. Ond'io: <<Si` ho, si` lucida e si` tonda, che nel suo conio nulla mi s'inforsa>>. Appresso usci` de la luce profonda che li` splendeva: <<Questa cara gioia sopra la quale ogne virtu` si fonda, onde ti venne?>>. E io: <<La larga ploia de lo Spirito Santo, ch'e` diffusa in su le vecchie e 'n su le nuove cuoia,

Ahi quanto son diverse quelle foci da l'infernali! che' quivi per canti s'entra, e la` giu` per lamenti feroci. Gia` montavam su per li scaglion santi, ed esser mi parea troppo piu` lieve che per lo pian non mi parea davanti. Ond'io: <<Maestro, di`, qual cosa greve levata s'e` da me, che nulla quasi per me fatica, andando, si riceve?>>.

Ond'io con densi sospiri m'avvicino al bianco padre, col qual piangendo mi proposi allotta non mai distormi piú di quella grotta.

Ond'io m'asterrò dal ripetere, e dirò solamente in poche linee ciò che mi concerne personalmente.

XXIX. Allo stesso Quel che 'l mondo d'invidia empie e di duolo, quel che sol di virtute è ricco e adorno, quel che col suo splendor un lieto giorno chiaro ne mostra a l'uno e all'altro polo: quel sete Varchi voi, quel voi che solo, fate col valor vostro oltraggio e scorno a i più lontan, non ch'ai vicin d'intorno; ond'io v'ammiro, riverisco e colo.

Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco, dietro pensando a cio` che si preliba, s'esser vuoi lieto assai prima che stanco. Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba; che' a se' torce tutta la mia cura quella materia ond'io son fatto scriba. Lo ministro maggior de la natura, che del valor del ciel lo mondo imprenta e col suo lume il tempo ne misura,

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