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Aggiornato: 1 giugno 2025
udimmo dire: <<O tu a cu' io drizzo la voce e che parlavi mo lombardo, dicendo "Istra ten va, piu` non t'adizzo", perch'io sia giunto forse alquanto tardo, non t'incresca restare a parlar meco; vedi che non incresce a me, e ardo! Se tu pur mo in questo mondo cieco caduto se' di quella dolce terra latina ond'io mia colpa tutta reco,
Per te poeta fui, per te cristiano: ma perche' veggi mei cio` ch'io disegno, a colorare stendero` la mano: Gia` era 'l mondo tutto quanto pregno de la vera credenza, seminata per li messaggi de l'etterno regno; e la parola tua sopra toccata si consonava a' nuovi predicanti; ond'io a visitarli presi usata.
vola con li occhi per questo giardino; che' veder lui t'acconcera` lo sguardo piu` al montar per lo raggio divino. E la regina del cielo, ond'io ardo tutto d'amor, ne fara` ogne grazia, pero` ch'i' sono il suo fedel Bernardo>>. Qual e` colui che forse di Croazia viene a veder la Veronica nostra, che per l'antica fame non sen sazia,
Ond'io a lei: <<Ne' mirabili aspetti vostri risplende non so che divino che vi trasmuta da' primi concetti: pero` non fui a rimembrar festino; ma or m'aiuta cio` che tu mi dici, si` che raffigurar m'e` piu` latino. Ma dimmi: voi che siete qui felici, disiderate voi piu` alto loco per piu` vedere e per piu` farvi amici?>>.
pero` che 'l sol che v'allumo` e arse, col caldo e con la luce e` si` iguali, che tutte simiglianze sono scarse. Ma voglia e argomento ne' mortali, per la cagion ch'a voi e` manifesta, diversamente son pennuti in ali; ond'io, che son mortal, mi sento in questa disagguaglianza, e pero` non ringrazio se non col core a la paterna festa.
Poscia che fummo al quarto di` venuti, Gaddo mi si gitto` disteso a' piedi, dicendo: "Padre mio, che' non mi aiuti?". Quivi mori`; e come tu mi vedi, vid'io cascar li tre ad uno ad uno tra 'l quinto di` e 'l sesto; ond'io mi diedi, gia` cieco, a brancolar sovra ciascuno, e due di` li chiamai, poi che fur morti. Poscia, piu` che 'l dolor, pote' 'l digiuno>>.
Anabasi, 1. 3. c. 2. La storia ci ammaestra l'esempio quanto sia contagioso così pel male, come pel bene; sebbene pel male due cotanti più, ond'io penso che amore desterebbe amore, generosit
udimmo dire: <<O tu a cu' io drizzo la voce e che parlavi mo lombardo, dicendo "Istra ten va, piu` non t'adizzo", perch'io sia giunto forse alquanto tardo, non t'incresca restare a parlar meco; vedi che non incresce a me, e ardo! Se tu pur mo in questo mondo cieco caduto se' di quella dolce terra latina ond'io mia colpa tutta reco,
Col qual simigliantemente un altro cavaliere di Firenze si vede, nominato, Messer Cavalcante de' Cavalcanti, il quale con simigliante credenza vivendo si tenne. Ond'io a lui lo strazio e 'l grande sciempio Che fece l'Arbia colorata in rosso, Tale orazion fa far nel nostro tempio
Che cosa sareste pronto a fare voi per me ond'io non accetti le proposte di quell'altro? Tutto quello che vuoi. Sareste pronto principe a dividervi dalla principessa e a condurmi in Russia con voi, come mi avete detto altre volte? Sempre. Io gi
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