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Aggiornato: 11 ottobre 2025
E in tali pensieri essa sgridava Marietta per tutte le cose che aveva messo nei bauli, e per tutte le cose che non vi aveva messo, e per il modo in cui erano state messe. Ma la Villari sbagliava; nessuna sbiadita inglese aveva distolto da lei il naso di pasta frolla di Nino.
Per avventura, cugino Bartolomeo, diceva egli sottovoce al valoroso parente, mettendogli l'eccelsa mano sulla spalla, sono stato io, con certe parole un po' matte, che vi ho fatto saltar la mosca al naso? E non mi pento di averle dette, se mai. Per opera vostra sapranno i villani che a toccare i Fieschi ci si scottan le dita.
Era il Comandante supremo dell'artiglieria: un piccolo vecchio, secco, inarcato come una C, con un enorme naso adunco e due occhiettini diabolici; una figura d'uccello di rapina; caricato, piuttosto che coperto, d'uno smisurato turbante giallo di forma quasi sferica, e vestito presso a poco alla zuava, tutto turchino, con un mantello bianco sulle spalle.
Post vernazzi flui sugum botazzi, post corsi tenerum greghique trinchum, et roccam cerebri capit fumana et sguerzae obtenebrant caput chimaerae. O dulcis bibulo quies todesco, seu feno recubat canente naso, seu terrae iaceat sonante culo! Mox panzae decus est tirare pellem, mos est sic asino bovique grasso. LIMERNO. Ah! ah! ah! tu mi rumpi de le risa il petto con questa tua gentil Camena.
Il cielo è tutto appestato dall'olio di ricino del mio motore! Ne ho sulla bocca, sul naso, sugli occhi.... Una doccia!i Stomaco mio volante, non fare lo schizzinoso! Bisogna pure che paghi il tuo viaggio con un poco di nausea! E vomita, vomita pure, stomaco mio, sulla terra!
Leggete infatti, a' piedi d'una Giunone, restaurée en Providenze: «moderni, il naso e la bocca, il collo e le ciocche dei capegli, le due braccia e i due piedi.» E sotto una donna velata, restaurata in Giunone: «la testa antica, appiccicata, non dovette appartenere alla statua, essendo di un marmo diverso.» Sotto una Cerere: «sono moderni, la testa col velo, il braccio destro, la mano sinistra, ecc.» Sotto un Apollo citaredo: «testa antica, ma non appartenente alla statua, ed evidentemente di donna.
GIACOCO. Ca bole da me sto sfecato sfritto varvaianne, co sta faccia gialliccia nzolarcata, co ss'uocchi scarcagnati ntorzati, co sso naso mbrognolato fatto a pallone, co ssi labruni da labriare co no zuoccolo? Mira ca vestiti scialacquati, ca a vedello me fa ridere senza che n'aggia voglia. Se stai mbriaco, va' vommeca e non me rompere la capo.
Ma, come al calore dell’alito e all’umidore della saliva l’aloe si discioglieva, egli non poteva più reggere: le labbra gli si torsero come dianzi; il naso gli si empì di lacrime; e certe gocciole grosse gli cominciarono a sgorgare dal cavo delli occhi e a rimbalzar, come perle scaramazze, giù per le gote. Alfine, sputò.
La sera andò alla riunione della Giunta. Fra quei parrucconi si tenne sulla sua, usando il noi con molta affettazione, parlando lungamente di Law e del libero scambio; ma, nello stesso tempo, lasciandosi menare bellamente per il naso.
Era un ometto di media statura, secco, con un cordone di barba nera, naso e mento aguzzi. Il canonico era andato ad incontrarlo a piè della scala, seguito da don Ciccio e don Salvatore, e si buttò tra le sue braccia piangendo. Egli, dati que' conforti che si soglion dare in simili occasioni, entrò col capello in mano asciugandosi il capo pelato con la pezzuola bianca.
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