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Aggiornato: 19 ottobre 2025
Si cominciava appena appena a dimenticare la strage di Mentana; i prudenti, gli addormentatori ripigliavano a cantare la nina nanna alle aspirazioni verso Roma e domandavano con una convinzione profonda e sincera che cosa ci avessero mai guadagnato quei poveri figliuoli, che erano rimasti sul campo sotto le palle dei chassepots di Francia.
Alla fine Marzio continuò: "Un giorno la mia Nanna, un po' indisposta s'era fermata a passare la notte in casa Marcello presso la povera Camilla impazzita, come avrai saputo, grazie all'infame cardinale S. Io quel dì mi dovetti allontanare colla banda per un'operazione importante. Nella notte la casa fu assaltata e portato via il mio bene in Roma.
La notte, che tenne dietro al giorno in cui conobbi la dimora della Nanna entrai in Roma solo: solo, perché mi sembrava vergognosa codardia farmi accompagnare in una impresa ove si trattava di me solo. Presi meco un fascio grandissimo di frasche secche, comprato in piazza Navona, lo depositai in un'osteria, ed aspettai che si facesse tardi.
Puoi immaginare la mia disperazione, puoi immaginare quante ricerche facessi per conoscere il nascondiglio della Nanna. Finalmente dai nostri amici di Roma seppi trovarsi la fanciulla nel convento di San Francesco, ove l'avean condannata a servire le suore e a non vedere mai più la luce.
che' se l'antiveder qui non m'inganna, prima fien triste che le guance impeli colui che mo si consola con nanna. Deh, frate, or fa che piu` non mi ti celi! vedi che non pur io, ma questa gente tutta rimira la` dove 'l sol veli>>. Per ch'io a lui: <<Se tu riduci a mente qual fosti meco, e qual io teco fui, ancor fia grave il memorar presente.
Poi, gli occhiali verdi, e sotto il braccio, altro oggetto da cui non si separava mai quasi neppur in casa, un ombrellone verde, che teneva sulle ginocchia, come un bambino a cui facesse la nanna, anche quando scriveva i suoi articoli. Come va, figliuola? domandò all'artista famosa, cui tutti parlavano con ossequio e trepidando, in un tuono che sembrava parlasse alla più umile delle mortali.
Antonio chinava il capo e camminava più lesto. Il bambino, cui la mamma avea cessato di cullare e che non sentiva più la cantilena della ninna nanna, si cacciava a strillare: i due più grandicelli, rincorrendosi l'un l'altro, rovesciavano una seggiola e finivano di romperle una gamba.
che' se l'antiveder qui non m'inganna, prima fien triste che le guance impeli colui che mo si consola con nanna. Deh, frate, or fa che piu` non mi ti celi! vedi che non pur io, ma questa gente tutta rimira la` dove 'l sol veli>>. Per ch'io a lui: <<Se tu riduci a mente qual fosti meco, e qual io teco fui, ancor fia grave il memorar presente.
Per fortuna di tutti la mia Nanna mi scosse coll'esclamare oh! una chiave! e veramente con molta perspicacia, volgendo lo sguardo al giovane, vi avea scoperto la chiave in un buco.
Il lume era acceso, il letto caldo, deposi la vecchia sul letto e chiusi la porta a chiave. Era la vecchia attonita ma non impaurita. Non ricordo d'aver veduto mai un demonio di tanto coraggio. "Ov'è Nanna?" le chiesi, mentre mi guardava trasognata, con un certo piglio da scuoterla per benino. Nessuna risposta. "Ov'è Nanna?" tornai a dire un po' più alto di prima. Nessuna risposta.
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