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Aggiornato: 2 giugno 2025
PANIMBOLO. Se menasse cosí i piedi nel caminare come le mani ne' piatti o le mascelle quando mangia, che l'alza in su e giú come un ballone, sarebbe venuto prima. DON FLAMINIO. Eccolo, ma con una ciera annunziatrice di cattive novelle. DON FLAMINIO. Leccardo, benvenuto! LECCARDO. Non son Leccardo né mai fui Leccardo, ché non mai mi toccò leccar a mio modo. DON FLAMINIO. Sempre sul mangiare!
La vecchia Imazza, volgendo la testa, diede uno sguardo sì torvo al Frate, che gli troncò sulle labbra la parola, e con un raggrinzamento di mascelle che aveva sembianza di un truce ghigno: "Liberarlo dalle fiamme! disse: Qui è gelo: toglietelo dal freddo che lo agghiaccia, fate che si levi da sè, e che questo non sia come piombo freddo e greve". Così pronunciando alzò un braccio del morto, e lo lasciò cadere rimettendosi a guardarlo fisamente.
Disse, e disparve. Il bieco occhio e la voce Mosse il fiero morente, e una tremenda Vista mirò. Più sol non era: accanto, A piè del letto, al capezzal, d'intorno Un popolo sorgea di brulicanti Scheletri: avean ne le profonde occhiaie Come due fiamme che parean pupille, E un tal verso facean con le dentate Mascelle, che parea voce e sogghigno.
Se la stella dell'amore brilla sopra un cranio, io credo che anche le mascelle, che paiono spolpate per ghignare all'uomo col cinismo del materialista, possono sorridere a Dio col sorriso della fede.
Dopo qualche minuto secondo s'udì per terra lo strisciare d'un corpo che si trascinava penosamente... poi due baci... poi uno stridor di mascelle tremanti... L'ultima brage si spense. Tutto ripiombò nella notte; tutto ripiombò nel silenzio. Un'ora prima dell'alba il gallo di montagna cantò come per interrogare un mistero.
La piazza è spaziosa oltremisura, ma ognun fra que' sedili vuol ficcarse. S'uno era spinto fuor della fissura, sforza la calca, perch'ivi vuol starse. Se inavvedutamente uno uscía fuore, gridava: Oh ve', son fuor? con gran stupore. Spesso s'udia gridare: Omè, il mio callo un m'ha piggiato, o Dio, veggo le stelle. Un altro dire: Olá, sei tu un cavallo? M'hai dato d'urto e rotte le mascelle.
La terra e le acque si sono avvolte interamente in una grande nuvola azzurrina che a poco a poco s'annerisce e si lacera. Senza riposo, monotone, le detonazioni lontane dei cannoni sono golosamente mangiate dalle più vicine, che aprono sotto di me vaste mascelle vibranti, d'una larghezza incalcolabile!...
La vecchia curvò il capo sul petto e d'infra le sue mascelle, che masticavano col loro moto abituale, non uscirono che parole indistinte. Eh lo sapeva io, s'affrettò a dire Lombrichi tutto sorridente, deponendo a terra la cagnolina che teneva ancora sulle ginocchia; lo sapeva bene che il bravo Grisostomo non poteva indugiare che per servire la signora marchesa.
Fu il nostro poeta di mediocre statura, ed ebbe il volto lungo e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labbro di sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava; nelle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e il color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso.
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