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Aggiornato: 26 giugno 2025
Mentre m'abbandonavo a questi pensieri, sentii tutt'a un tratto che tutti s'alzavano e salutavano. M'avvicinai anch'io a Vittor Hugo, gli presi la destra con tutt'e due le mani.... e non potei dire una parola. Ma egli mi guardò e mi comprese, e disse, stringendomi la mano, e fissandomi con uno sguardo sorridente e un po' triste: Addio, caro signore. Poi soggiunse: No, addio.
L'udii che chiamava miss Edith, la governante. Come fui solo, involontariamente i miei occhi andarono alla piccola scrivania ingombra di lettere, di biglietti, di libri. M'avvicinai; e i miei occhi vagarono per un poco su le carte, come tentati di scoprire.... "che cosa? forse la prova?" Ma scossi da me la tentazione bassa e sciocca. Guardai un libro che aveva una coperta di stoffa antica e tra le pagine una daghetta. Era il libro in lettura, sfogliato a met
Il Gongora mi accennava un largo spazio del muro tutto nero di date e di nomi scritti colla matita, col carbone, e incisi colla punta dei temperini dai visitatori dell'Alhambra. "Che cos'è scritto qui?" mi domandò. M'avvicinai e gittai un grido: Chateaubriand! "E qui?" "Byron!" "E qui?" "Victor Hugo!"
Il dittatore, appoggiato al parapetto della galleria, contemplava affettuosamente Enrico Cairoli, giovinetto pavese che aveva la fronte forata da una palla di Calatafimi, e un semplice O di panno proteggeva lo scoperto cervello. M'avvicinai e gli dissi che i superstiti compagni di Pisacane desideravano di stringergli la mano. Fateli venire, ei rispose con vivacit
«Col cuore palpitante m'avvicinai alla porta e dico il vero, con un certo presentimento inquietante che m'avea preoccupato tutta la sera. «La porta d'entrata era chiusa col saliscendi e facilmente apertala, traversai il cortile, e, pratico com'ero, m'avviai all'entrata d'un salone, apersi pure ed ivi trovai donna Rita addormentata profondamente su d'un seggiolone.
"La ragione è questa;" rispose, accennandomi un muro al quale era affissa una pianta di Toledo. M'avvicinai e vidi un garbuglio di linee bianche sur un fondo nero che pareva uno di quei ghirighori che fanno i ragazzi sulla lavagna per consumare il gesso a dispetto del maestro. "Non importa," dissi, "voglio andar solo; e se mi smarrirò, mi troveranno." "Non far
Così dicendo, con rapida mossa, Lidia rimboccò la manica destra della vestaglia e offerse allo sguardo dei signori Folengo due chiazze livide intorno al polso.... Quantunque l'argomento mi sembrasse una parodia di quel d'Iperide per Frine, m'avvicinai io pure, e fremetti alla vista; certo, io non credeva averle fatto un tal male, io non credeva rimanessero sulle carni fragili della donna le tracce della mia violenza....
Davanti alla porta dormiva Selam, disteso sulla sua cappa turchina, colla sciabola vicino al capo. Se lo sveglio, e non mi riconosce subito, pensai m'accoppa! Usiamo prudenza. M'avvicinai in punta di piedi e misi il capo dentro la tenda. La tenda era divisa in due parti da una ricca cortina: di qua serviva di sala da ricevimento, e v'era un tavolino con tappeto, carta, calamaio, e alcune poltrone dorate; di l
Ella si levò dalle mie ginocchia e rimase in piedi presso il letto; nel mentre abbassavo e accendevo la lucerna, Lidia non si ricordò di sostituirmi nella poltrona; mi guardava impacciata, colla mano destra sul guanciale. Ora c'è troppa luce, disse. M'avvicinai alla tavola e posi innanzi a quella lucerna una specie di ventaglio roseo, che mutò sùbito la luce viva in altra delicatissima.
M'avvicinai, io stesso la riadagiai supina, le toccai la fronte, le domandai con dolcezza: Che hai, Giuliana? Non so. Ho paura.... Di che? Non so. Non ne ho colpa; sono malata; sono così. Ma i suoi occhi vagavano invece di fissarmi. Che cerchi? Vedi qualche cosa? No, nulla. Le toccai di nuovo la fronte. Aveva il calor naturale. Ma la mia imaginazione incominciava a turbarsi.
Parola Del Giorno
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