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Aggiornato: 21 giugno 2025


Un pezzo stettero come ad ascoltare a vicenda, poi Leonardo ed Ernesta si composero ad una serena gravit

Il signor Ambrogio estendeva il suo patrocinio anche all'unico inquilino della casa, al conte Leonardo Bollati. Quello egli diceva in mezzo alle sue disgrazie può considerarsi un uomo fortunato. E non dovrebbe aver parole bastanti per ringraziar la munificenza del Milord, che lo ha lasciato stare in una botte di ferro... una botte di ferro.

Ma Gasparo Rialdi, che non era un babbeo e che, se non fosse stata la disciplina, avrebbe avuto il primissimo posto nella sua classe, Gasparo, nelle poche feste ch'egli passava in famiglia, diceva che sua sorella aveva un gran torto di perder il suo tempo a giocare con quello stupido prepotente di Leonardo Bollati, e che in quanto a lui era ben lieto di non aver quasi mai occasione di mettere il piede nel palazzo di quei somari.

Ha dell'uno e dell'altro, entrò a dire Leonardo, e non può essere altrimenti colla teorica del completamento. Povero completamento! disse Ernesta quando fu sola col marito. Perchè?

E sai tu che cosa mi va dicendo ora? chiese scherzosamente la bella. No, rispose Leonardo ridendo non ne capisco nulla. Perchè non ci hai pratica; mi ripete una cosa che so benissimo, ma lo fa a fine di bene, poveretto! mi ripete: è lui! è lui! Lo senti? E significa? E significa che sei tu, che sei tu.... Che cosa?

Leonardo, il quale in certe faccende aveva buon naso, indovinò che c'erano in aria dei sospetti, e colse il pretesto per troncare gli abboccamenti segreti nello stanzone, tanto più che ormai si era levato il capriccio e Fortunata cominciava a venirgli a noia. Inoltre s'avvicinava il momento in cui egli sarebbe uscito di casa, e allora avrebbe avuto ben altro pel capo che la cugina.

Leonardo pronunciò queste ultime parole con un accento strano un misto di trepidanza e di energia e non aveva finito di nominare la luce, che gi

Ne venne di natural conseguenza che il contino Leonardo Bollati, quell'anno, trovò la Rosetta notevolmente mutata, cosa che non poteva accadergli in peggior momento, giacchè egli s'era impegnato con certi suoi compagni di libertinaggio a non tornare a Venezia senz'aver vinto l'ultime resistenze della capricciosa fanciulla.

Naturalmente da questo colloquio non si concluse nulla. Sior Bortolo, chiamato di nuovo a consulto dai nobili padroni, tenne un linguaggio insolito. Egli non voleva più impicciarsene, perchè s'era accorto che le sue intenzioni erano fraintese e il suo zelo mal ricompensato. A proporre, giorni addietro, un partito di cinquecentomila lire pel contino Leonardo, s'era tirato addosso una tempesta, e il marchese e la marchesa Geisenburg gli avevan dette di quelle ingiurie che feriscono al vivo un galantuomo. Facessero dunque il piacer loro. Gi

Ma il contino Leonardo non imparava in cucina soltanto le schiette grazie del linguaggio popolare. Un barcaiuolo pensionato della famiglia, morto nonagenario un anno prima del padrone vecchio, lo aveva erudito in certe cronache domestiche assai edificanti.

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