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Aggiornato: 7 maggio 2025


La scossa napoleonica aveva destato i popoli dalla loro apatia, e, sotto la sua impressione, le nazioni si eran levate, coscienti, alle guerre della liberazione. Egualmente Napoleone, abbandonando ormai il vecchio sistema dello stato medioevale, aveva attraversato l'Europa, spargendo su tutti i popoli il fecondo seme democratico della rivoluzione francese. Questo seme non andò perduto, e le vibrazioni della rivoluzione continuavano, allargandosi in cerchi sempre più ampi e sonori. Riforma e principii del 1789, erano virtù nascoste e latenti in quel seme. La teoria dell'equilibrio artificiale delle potenze, che doveva assicurare la pace all'Europa, cadde completamente, avendo la base in un'innaturale costrizione e in un mutilamento teorico delle nazioni, tale che le riducesse alle volute proporzioni rispettive! La partizione della Polonia era l'ultima grande preoccupazione della politica del Gabinetto europeo. La lotta del nazionalismo contro le tendenze della politica ai nostri giorni è stata ben combattuta, e talora vittoriosamente. Ristabilire la nazionalit

Così facemmo. Base dell'azione dovevano essere le provincie Sarde. Forti di mezzi, d'armi ordinate, d'influenza morale e d'abitudini di disciplina che avrebbero fruttato a qualunque riuscisse a impadronirsene, gli Stati Sardi avevano due punti strategici d'alta importanza, Alessandria e Genova; ed erano appunto quelli pei quali eravamo più potenti d'affiliazioni. Un moto nel Centro, più agevole forse, non offriva appoggio di forze reali e non avrebbe suscitato l'entusiasmo di tutta l'Italia. D'altra parte, io era certo che al primo annunzio del moto, l'Austria avrebbe occupato, coll'assenso di Carlo Alberto, il Piemonte e resa quindi impossibile ogni azione diretta o rapida sulla Lombardia, nella quale io aveva fin d'allora fede grandissima. D'un moto in Napoli e delle norme colle quali procederebbe non potevamo, mercè la semi-indipendenza nella quale si stavano gli elementi coi quali eravamo in contatto, non potevamo starci mallevadori. E inoltre, il convertire ciò che deve essere riserva in centro del moto, non mi sembrava, checchè dicessero i militari, buona strategìa di rivoluzione. Movendo in Napoli, noi non eravamo certi che per invasione degli insorti o per altra via, il moto si sarebbe diffuso rapidamente all'altre parti d'Italia; e io temeva la tendenza pur troppo naturale in tutti i paesi ad aspettare lo sviluppo d'ogni moto che s'operi dietro ad essi, e sognare disegni dottamente complessi d'insurrezione quando il nemico assalitore e respinto può collocarsi tra due forze ostili e vedersi staccato dalla sua base. Di pretesti siffatti all'inerzia, suggeriti ed accettati con arte profonda e sempre fatale alle insurrezioni, erano frequenti nel passato gli esempî. Una insurrezione nel Mezzogiorno non scemava un solo dei pericoli che le insurrezioni del Centro e del Settentrione avrebbero dovuto affrontare; un moto in Piemonte salvava invece dal primo urto dell'armi straniere Mezzogiorno e Centro ad un tempo. Battuti in Piemonte potevamo appoggiarci su quel terreno come su potente riserva. Poi e questa è ragione ch'io riteneva importante, comechè poco intelligibile a quanti non vedono in una rivoluzione che un problema di strategia regolare ogni rivoluzione operata in un popolo addormentato da secoli sviluppa vulcanicamente tremende le forze latenti ch'essa possiede se provocata e sollecitata da pericoli che possono riescirle mortali, intorpidisce e si consuma nel sonno e nelle illusioni se abbandonata a stessa e secura. Il nostro nemico era l'Austria. Bisognava cacciarle il guanto dai primi giorni, fidare nella Lombardia e assalirla invece di aspettarne gli assalti. L'entusiasmo della guerra allo straniero, abborrito da tutti com'era, avrebbe sopito ogni interno dissidio e fondato l'Unit

(spiccando le sillabe) «Ho sentito ripeto d'impazzire anch'io». Mi esprimo con esattezza storica, egregio collega. Mi è accaduto precisamente di avvertire i prodromi di uno squilibrio cerebrale. Se ne meraviglia molto?... Ci asterremo, per altro, dall'asserire che sia un caso originalissimo. Parecchi squilibrî cerebrali, latenti o flagranti, contristano la famiglia dei psichiatri, e non è mai da escludere la possibilit

Non pensate che io sia un uomo diverso dagli altri, interruppe il Vérod. La natura di ognuno di noi è duplice e le forze morali sono latenti anche nelle anime brute. Perchè possano operare bisogna che siano educate ed espresse da altre anime naturalmente migliori e più forti. Questa creatura mi rivelò cose che io ignoravo. Se voi credete alla verit

Lungo, lento, doloroso decennio quello dal «49 al 59Ma pur meraviglioso di contrasti e di conciliazioni; di forze latenti che si preparavano; di aperte riscosse che si tentavano; di passioni ardenti che spingevano a sagrifizi; di martiri che inaffiarono di sangue l'Idea: Vittorio Emanuele, Mazzini, Cavour, Garibaldi, Pallavicini ed altri grandi patriotti non dimenticavano che l'Italia viveva in catene, e si preparavano.

Ma prima che si rivelino i dolori latenti, illudiamoci ancora un istante su questa superficie di bene. Il prete e la donna. Il secolo ventesimo è eminentemente spiritualista. Un secolo di temperamento nervoso, di umore ipocondriaco sentimentale fino alla affettazione.

Così alle angustie per lo stato della figliuola, si mesceva nell'animo di Diana il rimorso della propria trascuratezza, si mesceva un po' di malanimo verso Miss Harrison, pur tanto servizievole e buona, che le aveva empito il capo delle sue fisime e aveva svegliato in lei rivolte sopite e ambizioni latenti.

Ma la terza classe è ben altrimenti numerosa e importante, non solamente per le condizioni di intelletto educato e di possedimenti che la farebbero, se volesse, arbitra dello Stato, ma perchè in essa sono latenti i germi del bene insteriliti negli altri. Tolta via una genìa di speculatori e di banchieri insaziabili che contaminano le buone vecchie abitudini del commercio e preparano crisi tremende ai popoli, gli uomini delle classi medie furono e sono tuttora uomini di lavoro e ne sanno il valore e la dignit

Ma questo stato ideale fu presto turbato dagli elementi d'inimicizia rimasti fino allora latenti. Il principio imperiale venne presto a trovarsi in contrasto col principio romano pontificio; l'Imperatore col Papa. La lotta di questi due, la più lunga ed acerba che la storia ricordi, produsse ed accompagnò il processo della civilt

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