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Aggiornato: 10 settembre 2025


La prima spina sta nella frase: "Tutto questo l'Ojetti, lo sa meglio di me, ma non ha voluto tenerne conto... Scriveva per una rivista francese..." Scusi, scusi, amico mio; ma in Italia o in Francia io scrivo solo quello che penso; e a Venezia ho detto su l'inesistenza di una comune anima italiana e su la divisione morale e intellettuale che è fra le razze italiane e su la turpe invasione della piccola politica in ogni più sana terra d'Italia, cose che stimo vere e che domani scriverei in Francia con le stesse ardenti parole.

L'Assemblea romana, preside Saliceti, protesta del violato diritto delle genti mercè la invasione ostile non preceduta da dichiarazione di guerra, delibera resistere, e rovescia sul capo alla Francia il sangue, che sta per versarsi.

È provata la connivenza prestata nei moti di Roma e delle provincie, alle bande garibaldine dal governo di Firenze, che acconsentì agli ufficiali dell'esercito regolare di capitanarle nella invasione del piccolo territorio pontificio, ed a concorrere colla persona alla rivoluzione interna di Roma. La quale, gi

La repubblica di Venezia dovea anche in questa terza invasione ottomana resistere sola, e sacrificare generosamente il sangue dei suoi figli ed i propri tesori per difendere l'antemurale della civilt

A giudicare da una lapide mezzo corrosa, immurata sotto l'arcata dell'ampio portone, l'edificio doveva essere stato eretto sul principio del secolo decimosettimo da un nobile udinese, sulle rovine di un'antica chiesetta fondata verso il 1330 dal patriarca Bertrando di San Genesio, sfuggito in quel luogo, quasi miracolosamente, da un'imboscata tesagli dagli armati di Rizzardo da Camino. Era una fabbrica solida e tetra, con due torri rotonde piantate agli angoli della facciata, nella quale aprivansi, fra i ricami dell'edera, otto grandi veroni sormontati alternatamente da stemmi gentilizi e da mascheroni chimerici. All'edificio principale addossavasi una specie di padiglione basso, di costruzione moderna, senza gusto di stile, abitato ora dalla famiglia del gastaldo. Innanzi all'ingresso principale del palazzo un'ampia braida, tenuta male, estendevasi in forma di un rettangolo, mostrando, sotto la invasione delle erbe alte, le tracce degli antichi vialetti disegnati capricciosamente, mentre di mezzo ad alcuni cespugli di bosso sorgevano quattro o cinque statue mutilate di deit

«In nome di Dio; in nome del popolo degli Stati Romani che liberamente, con suffragio universale, ha eletto i suoi rappresentanti; in nome dell'art. della Costituzione francese, l'Assemblea Costituente Romana protesta in faccia all'Italia, in faccia alla Francia, in faccia al mondo incivilito contro la violenta invasione, della sua sede operata dalle forze francesi il giorno 4 luglio, alle ore 6 pomeridiane.

Forse essi furono che chiamarono una grande invasione d'alemanni; i quali sotto Leutari e Buccellino corsero e predarono la penisola uno o due anni, finché furono vinti essi pure da Narsete. Vedonsi, ad ogni modo, continuare sollevazioni e piccole guerre di barbari qua e , e non conquistata tutta la penisola se non al fine de' dodici anni che durò la signoria greca.

Le truppe francesi si erano ritirate da Roma per difendere la patria; così lo Stato della Chiesa era di nuovo aperto ad una invasione. Il Governo italiano dichiarava decaduto il trattato di settembre colla caduta di Napoleone che l'aveva concluso, e disponeva per l'occupazione di Roma da parte delle truppe del Re, giustificandola come una necessit

Giunto in Toscana, rincorò i patrioti, che erano indignati e stupiti per l'inattesa tregua di Villafranca, con la singolare efficacia della sua parola, e formulò un nuovo piano d'insurrezione in questo semplice motto: al centro mirando al sud; invasione cioè dell'Umbria e dello Stato Romano per muovere quindi verso il regno delle Due Sicilie.

Ed a lentissimo passo, sorreggendosi ad un bordone, accompagnato da un cane, perchè cieco, avanza un vecchio. La sua testa era scoverta, pallidissima avea la faccia, lunga, scomposta la bianca barba, nuda e rugosa la fronte, livido tutto nella persona pel gelo della vecchiezza e della malattia che gli serpeva per le vene, incurvato, tremulo e lacero nei panni. La sua voce barcollava come quella di chi agonizza. Egli si trasse innanzi a stento, soffermandosi ad ogni passo. E come fu adagiato sur un seggio, che il campione della Chiesa sollecito gli appresta, il cane gli mette la testa sulle ginocchia e gli fissa gli occhi nel volto quasi avesse voluto leggerne i pensieri. Il vecchio gli stende la mano sulla testa, e parla: Nella fatale invasione dei Normanni il principato di Capua, fino al 1055, fu rispettato. Nel 1055, Riccardo conte di Aversa si sentì ben fermo nei suoi Stati, ed assai forte per non restarsene con le mani alla cintola, mentre i figliuoli di Tancredi di Altavilla facevano conquisto tanto opulento di paese. Riccardo dimanda a Roberto Guiscardo volere anch'egli fornir truppe e partire le citt

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