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Aggiornato: 7 giugno 2025
Forse essi furono che chiamarono una grande invasione d'alemanni; i quali sotto Leutari e Buccellino corsero e predarono la penisola uno o due anni, finché furono vinti essi pure da Narsete. Vedonsi, ad ogni modo, continuare sollevazioni e piccole guerre di barbari qua e lá, e non conquistata tutta la penisola se non al fine de' dodici anni che durò la signoria greca.
Un tempo i Goti avevano distrutto questo ponte e Narsete l'aveva ricostruito; molte volte, nel corso dei secoli, esso fu tagliato e restaurato; l'ultima volta erano stati i Napoletani che l'avevano fatto saltare in aria ritirandosi da Roma nel 1798; anche l'iscrizione di Narsete si perde. Ora i suoi archi sono di nuovo ruinati nella corrente, offrendo un pittoresco spettacolo al viaggiatore.
E, fosse stato patto dell'alleanza, o che le due discese giá notate di alcuni longobardi in Italia li avessero invogliati del bel paese, o fossero essi tratti, come poc'anzi altri barbari, dalla debolezza de' greci, od invitati veramente da Narsete; il fatto sta, che i longobardi lasciarono, appena compiuta, lor conquista di Pannonia a quegli alleati, i quali le diedero poi il nome proprio di Unn-Avaria od Ungheria; e che essi ingrossati di varie frazioni di genti, gepidi, bulgari, sarmati, svevi e principalmente sassoni, scesero in Italia l'anno 568.
Il ricordo dei tragici avvenimenti della decadenza romana e dell'invasione barbarica, i tempi di Stilicone, di Alarico, di Attila e di Genserico, la grande figura di Teodorico, le lotte gigantesche che misero termine alla dominazione dei Goti e immortalarono i nomi di Totila, di Belisario, di Teia e di Narsete; infine, l'oscurit
La cagione perché Lombardia si chiama, è che, partitisi certi popoli dell'isola di Scandinavia, la quale è tra ponente e tramontana in Oceano, chiamati dalle barbe grandi e da' capegli, li quali s'intorcevano davanti al viso, «longobardi», e sotto diversi signori, e dopo lunghissimo tempo in varie regioni venendo, dimorati, si fermarono in Ungheria, e in quella stettero nel torno di quarantasei anni; poi, a' tempi di Giustiniano imperadore, essendo patricio in Italia per lui un suo eunuco, chiamato Narsete, e non essendo bene nella grazia di Sofia, moglie di Giustiniano, ed essendo da lei minacciato che richiamare il farebbe e metterebbelo a filare colle femmine sue, sdegnato rispose che, s'ella sapesse filare, al bisogno le sarebbe venuto, percioché egli ordirebbe tal tela, ch'ella non la fornirebbe di tessere in vita sua; e carichi molti somieri di diversi frutti, con una solenne ambasciata gli mandò in Ungheria ad Albuino, il quale allora era re de' longobardi, mandandolo pregando che egli co' suoi popoli venissero ad abitare quel paese, ove quegli frutti nascevano.
Morto Giustiniano nel 565, succedutogli Giustino molto dammeno, questi richiamò Narsete; dicesi, perché non mandava danari in corte; onde sarebbe a dire la corte lontana peggiore che il governatore vicino, e richiamato questo per non aver saputo farsi abbastanza cattivo: né sarebbe insueto ciò nemmeno.
Poi, gl'italiani, che, come pare accennato da certi negoziati tra Vitige e Belisario, e come, del resto, è naturale immaginare, aveano sperato riavere un imperator occidentale, ebbero a governator sommo Narsete eunuco, maestro de' militi, patrizio e gran ciamberlano, e sotto a lui, un prefetto del pretorio. Non trovo se i due sedessero in Roma o Ravenna: è probabile in questa.
Albuino, che giá in Gallia era stato, ed era amico di Narsete, lasciata Ungheria a certi popoli vicini, li quali si chiamavano ávari, in Gallia con tutti i suoi maschi e femmine, piccoli e grandi, ne venne, e con la loro forza, e col consiglio e aiuto di Narsete, tutto il paese occuparono; e, toltogli il nome antico, da sé lo dinominarono Lombardia, il qual nome infino a' nostri dí persevera.
Finalmente, dopo parecchi altri capitani greci tutti cattivi, venne uno che pareva dover essere il pessimo: Narsete, un eunuco del gineceo imperiale, vecchio di presso a ottant'anni, e che nella prima guerra di Belisario era stato sotto lui uno dei duchi piú indisciplinati. E tuttavia, costui vinse e finí la lunga guerra.
Per ricche che siano le chiese di Roma in mosaici, non ne possiedono che di quelli dal VI secolo in poi, e non possono certo paragonarsi al valore artistico e storico di quelli di San Vitale. Mentre s'innalzava la basilica di Ravenna, o tutt'al più dieci anni dopo, sotto il governo di Narsete, si costruiva a Roma la chiesa dei Dodici Apostoli.
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