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Aggiornato: 18 giugno 2025
Ora capisco perchè volevi nascondere la valigia colla scusa di rimanere a ritirare il bagaglio. Non volevi ch'io ridessi! «Così esclamava il babbo, e rideva, e trovava un umorismo infinito a pensare che Gualfardo mi era venuto incontro senza trovarmi; ed attribuiva la confusione di Gualfardo e la mia confusione unicamente alla paura del ridicolo.
« Gualfardo, volete condurmi al Valentino a far una passeggiata? gli dissi appena giunse. Il babbo lo permette. «Egli accettò colla solita cortesia. «Era la prima volta che uscivamo soli. Eravamo un po' imbarazzati.
«Dopo due giorni il babbo era tanto inquieto, che mi obbligò a mandare la serva da Gualfardo per vedere se non fosse malato.
Finii per contare le parole colla precisione d'un avaro, e persuadermi che era affatto impossibile raddoppiare il prezzo del telegramma per aggiungere quel saluto e quel nome. Dio m'è testimonio che l'avarizia non c'entrava, ed avrei dato fin l'ultimo soldo, per poter salutare Gualfardo colla coscienza tranquilla ed il cuore contento. «Giungemmo a Milano sull'imbrunire.
«Ma Gualfardo non mi amava più; mi aveva abbandonata per sempre. Che potevo sperare da lui? Non ero stata io stessa a respingerlo? E per amore di Max? «Oh mio Dio! Che era mai avvenuto di quella passione entusiasta che mi aveva indotta a sacrificare il nobile fidanzato che da tanto tempo mi amava, per acquistare il diritto di amare Max?
Poichè ci amavamo non solo per noi, ma per lo stesso Gualfardo era necessaria una confessione, una risoluzione. «Quella sera aspettai Gualfardo in uno stato di eccitazione straordinaria. Volevo esser sola con lui. Ed invece il babbo s'era incastonato nel suo seggiolone come una perla in un anello.
Ma io ero eccitata dalla parte drammatica che m'ero imposta; e poi avevo realmente bisogno d'essere incoraggiata, ed accettai quell'atto amichevole senza esaminarlo punto. « Debbo andar lontano, Gualfardo, continuai cogli occhi a terra, perchè non posso più essere vostra fidanzata. Non lo sono più... «Un'altra stretta di mano, più energica della prima.
«Egli taceva, e si vedeva che lo faceva di proposito. Io ripresi: « È necessario ch'io vada ben lontana da voi, Gualfardo; ecco perchè ho accettato. «A queste parole Gualfardo mi prese la mano che appoggiavo al suo braccio, e me la strinse in silenzio come per dirmi: coraggio! «Codesto doveva sembrarmi strano, perchè mi avvertiva che le mie parole non gli davano la menoma sorpresa.
« Torino! Porta Susa! Chi scende! Porta Susa! «Queste grida ripetute a varie distanze e lo spalancarsi della portiera, mi strapparono alle mie fantasticaggini. Scesi dalla carrozza e mi avviai all'uscita, triste, confusa, umiliata all'idea di incontrarmi con Gualfardo. «Avevo fatti pochi passi, quando sentii prendermi di mano la valigia, ed udii una voce ben nota dirmi: « Ben tornata, Fulvia.
«E ne trovai; e piansi. Ma non erano emozioni d'artista. Era l'aria prediletta dal povero babbo che mi strappava le lagrime. Era uno spartito che mi aveva insegnato Gualfardo, che mi rapiva in una serie di cari e dolorosi pensieri. Erano ancora quei due affetti, ancora quelle due memorie del mio passato. Ma l
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