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Aggiornato: 18 giugno 2025
«Per tutto quel giorno il babbo fu così spossato dall'emozione, che non ebbe la forza di vestirsi per fare una passeggiata. Rimase in abito da camera, steso nella sua poltrona. Non mangiò quasi nulla, e ripetutamente si lagnò di non vedere Gualfardo. Io gli dissi una quantit
«Era Gualfardo. Pensai che, per un carattere freddo e chiuso come il suo, aveva fatto molto a domandare che lo lasciassero passare entro lo scalo per incontrarmi un minuto prima, e quel pensiero mi serrò il cuore come un rimorso. « Come va, Gualfardo? gli dissi. « Bene, bene, e voi? Passate di qui, a destra. Il vostro, biglietto?
«Misi un grido di gioia, corsi in camera del babbo, e gli dissi: « Gualfardo è guarito, sta bene, fra un'ora verr
Soltanto a quell'ultima soave preghiera esclamai tra i singhiozzi: « Oh! Gualfardo, io non sono degna di te.
«Ricordavo il mio trasporto di quella sera fatale in cui avevo preso la risoluzione d'accettare la scrittura per l'America, e di sciogliere il mio impegno con Welfard, per essere libera di scriver follie in un epistolario sentimentale con Max. «Stupido sogno da romanzo! Era svanito prima che avessi finito la mia confessione a Gualfardo.
«Quando la carrozza si fermò in via Roma, alla porta della nostra casa, Gualfardo scese pel primo, mi aiutò a scendere alla mia volta, prese la mia valigia da una mano e la sua dall'altra, e s'avviò verso la scala. Il cuore mi si allargò. Se saliva così col suo piccolo bagaglio, era dunque disposto a rimanere a colazione con noi. Incoraggiata da quell'idea lo guardai in volto; era perfettamente calmo. Grazie ad Apollo, grazie a tutte le divinit
«Intanto eravamo usciti sotto il portico, e Gualfardo fece avanzare una carrozza. Quando io ed il babbo vi fummo entrati, Gualfardo mi domandò la ricevuta del mio bagaglio, e voleva rimanere per farmelo condurre a casa subito. Io risposi che non occorreva; potevo far ritirare i bauli con comodo il domani. «Egli ci mise dell'insistenza, come se gli desse noia d'entrare in carrozza con noi.
«Era Gualfardo inginocchiato accanto a me. Gli ultimi raggi del crepuscolo entrando per una stretta finestra segnavano una striscia nell'oscurit
Quanti m'avevano parlato con meno riserbo di Max? Io non li avevo lusingati, avevo respinto il loro amore. Precisamente come avevo fatto con Max. Forse che pensavo di fare a Gualfardo la cronaca di quelle galanterie? Nemmeno per ombra. E perchè dovrei farmi un dovere di narrargli la mia relazione con Max? Perchè gli altri li avevo respinti senza soffrirne, e Massimo lo avevo ricusato con dolore?
«Ed allora appunto che io dovevo dissimulare a Gualfardo i miei sentimenti, egli si forzava di mostrarsi espansivo con me per consolare il babbo, ed io cercavo di fargli credere simulate in favore del malato quelle dimostrazioni, che gli corrispondevo con tutta l'espansione del mio cuore.
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