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Aggiornato: 21 giugno 2025


vita beata che ti stai nascosta dentro a la tua letizia, fammi nota la cagion che si` presso mi t'ha posta; e di' perche' si tace in questa rota la dolce sinfonia di paradiso, che giu` per l'altre suona si` divota>>. <<Tu hai l'udir mortal si` come il viso>>, rispuose a me; <<onde qui non si canta per quel che Beatrice non ha riso.

Finalmente siam soli disse Roberto e spero sentirai tu pure il bisogno che ci parliamo col cuore in mano.... Fammi la grazia di metterti a sedere e di badare a me e non a Gipsy. Ih! Che solennit

Io per veder se posso rimediare prima che si venghi a questo atto, non ho voluto risparmiar fatica in soccorrerlo. Me ne andrò informando di lui e di sua casa. Nepita, vien fuori, fammi compagnia. NEPITA. Vengo, eccomi. SPEZIALE. Madonna, sète voi di questa casa? SANTINA. bene. SPEZIALE. Date queste pilole a Gerasto, e ditegli che non l'ho potuto recar piú presto.

Poi disse: Fammi il favore, Vincenzo, domanda alla Caterina se l'altro ferro è caldo. Era una buona donna, vecchia di casa, avvezza a trattare i ragazzi senza cerimonie, e Vincenzo obbedì, ed uscì correndo per andare in cucina. Ma non poteva capire perchè non s'avesse a parlare dinanzi al babbo di quel suo compagno fenomenale. Era così bello d'aver quella cosa meravigliosa da raccontare!

Dico bene, di cristophle. Le hanno accettate? Altro che. Oh racconta perchè non ne so nulla.... Ma prima fammi un altro bacio... ma lungo... come tu li sai fare tanto bene... anima mia. Dato il bacio, non tanto lungo quanto quell'altra sconcia lo avrebbe voluto, il Marliani rispose: Come sai erano di cristophle, ma così belle e così pesanti che si poteva benissimo farle passare per d'argento.

«Deh, metti al mio voler tosto compenso, beato spirto», dissi, «e fammi prova ch’i’ possa in te refletter quel ch’io penso!». Onde la luce che m’era ancor nova, del suo profondo, ond’ ella pria cantava, seguette come a cui di ben far giova: «In quella parte de la terra prava italica che siede tra Rïalto e le fontane di Brenta e di Piava,

Tu credi esser più amato; io credo questo medesmo: ma si può veder al frutto. Tu fammi ciò ch'hai seco, manifesto, ed io il secreto mio t'aprirò tutto; e quel di noi che manco aver si veggia, ceda a chi vince, e d'altro si provveggia.

E ra sul picciol dorso tutta d'oro, D i latte il corpo e leggiadretti piedi, I ntorno al collo un circolo di perle C into l'adorna e fammi esser men grave T utta la doglia che m'assalse, quando I o vidi lei cangiarsi a me davante. L o giorno mai, la notte mai non cesso A ppagarmi di questo sol piacere.

Come era silenziosamente implorante che io mi decidessi ad accettare la generosa offerta della sua vita! Ora, lo capivo, il pudore le impediva di ripetermi le disperate parole: Fammi morire così, Dario! Sarò felice di morire così! Ma c'era nei suoi sguardi, nella sua voce commossa, nelle sue contegnose carezze qualcosa che mi esprimeva mutamente la stessa offerta. Io ero alla tortura.

Tu vedi com'è l'anima mia, o Vergine santissima: Tu sai ch'io voglio morire. Fammi morire. Risparmiami un delitto. Fammi morire. Tremenda malattia dell'anima! Io inorridisco! Scrivo io un romanzo o scrivo i miei pensieri? Scrivo il mio sconforto su un pezzo di carta che si consumer

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